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Il nuovo corso di “Civiltà Cattolica”

“La Civiltà Cattolica”, la rivista più antica d’Italia, si rinnova. Nuova impaginazione grafica, cambio della copertina, nuovo carattere dei testi e nuove gabbie interne. La rivista dei gesuiti italiani si apre anche al digitale e sarà fruibile in formato digitale su tutti i tablet. Le novità saranno illustrate alla stampa il 5 aprile (nell’anniversario dello stesso giorno di uscita del primo fascicolo della rivista della Compagnia di Gesù, 6 aprile 1850), presso la Sala Stampa Vaticana.

Alla presentazione del nuovo numero saranno presenti l’arcivescovo Mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Mons. Antoine Camilleri, sotto-segretario per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato e Padre Antonio Spadaro, direttore de ‘La Civilità Cattolica’.

I gesuiti scelgono di scrivere i loro testi in cardo, un font open source in uso in ambito accademico. La versione digitale sarà a disposizione di tutti i tablet con applicazioni su iPad, iPhone, Android, Kindle Fire e Windows 8. Tutti i lettori con un solo abbonamento potranno leggerla sia in formato cartaceo sia in quello digitale.

La Civiltà Cattolica, per dar luogo a questo importante cambiamento, ha ritenuto strategico coinvolgere una società di comunicazione esperta ed internazionale, Aleteia Communication. L’agenzia ha messo a disposizione del progetto un gruppo di lavoro dedicato coordinato da Giovanni Parapini – Partner e Managing Director di Aleteia – che ha seguito in prima persona il nuovo posizionamento della testata, e Turi Distefano – Art Director – che ha curato l’aspetto grafico creativo del progetto. Inoltre, grazie alla collaborazione di Google, saranno resi fruibili su web tutti i fascicoli pubblicati dal 1850. Sono previste anche forme instant book digitali che raccolgono articoli pubblicati nel corso degli anni su alcuni argomenti significativi per offrire al lettore una panoramica esaustiva di come è stato trattato.

Per ciò che concerne la struttura della rivista, invece, scompaiono le “cronache” per lasciar posto ai “focus”, approfondimenti critici sulla contemporaneità di carattere politico, economico, internazionale, di società, di diritto. La riflessione sulla Chiesa avrà un posto fisso al centro della rivista; appaiono anche nuove rubriche mobili quali il “Profilo” e l’ “Intervista”. Aumenterà anche la presenza di firme internazionali di padri gesuiti e la varietà degli argomenti trattati. L’obiettivo di questi cambiamenti, afferma l’editoriale de La Civiltà Cattolica: “resta quello sintetizzato da Papa Francesco: ‘raccogliere ed esprimere le attese e le esigenze del nostro tempo’ e ‘offrire gli elementi per una lettura della realtà con ‘una particolare attenzione nei confronti della verità, della bontà e della bellezza”‘.

Padre Francesco Occhetta, componente del Collegio degli scrittori della Civiltà Cattolica ha spiegato le ragioni del cambiamento. “La ‘fedeltà creativa’ è una caratteristica dei gesuiti, fedeli alla storia che ci ha fatto nascere, ‘creativi’ per stare nelle frontiere della culture e accompagnare le grandi domande di senso della cultura. Questa audacia ha caratterizzato i primi gesuiti della rivista che furono innovatori, immaginando l’uso della stampa che era il mezzo stesso di cui si servivano i rivoluzionari, i liberali e gli anarchici. È anche per noi naturale che il nostro messaggio sia diffuso anche su supporti digitali sotto forma di ‘applicazione’ su iPad, iPhone, i tablet Android, Kindle e quelli Windows 8”.

Influenzati da Papa Francesco?

L’elezione al soglio petrino di un gesuita come Papa Francesco non ha influito sulla scelta perché “la riforma ha avuto una gestazione di quasi un anno – ha chiarito padre Occhetta -. In senso esistenziale sì; vedere coincidere la riforma con l’inizio del nuovo Pontificato è per noi motivo di gioia e stupore. Papa Francesco parla la ‘lingua dei gesuiti’, siamo stati formati alla stessa scuola, abbiamo gli stessi riferimenti. Ma detto questo non è il ‘nostro’ Papa è della Chiesa universale e noi intendiamo obbedirgli come abbiamo fatto con i suoi predecessori da Pio IX che ha fatto nascere la rivista in poi. Ascoltando il messaggio di Papa Francesco ai rappresentanti dei mezzi di comunicazione sociale riuniti il 16 marzo nell’Aula Paolo VI – ha raccontato padre Occhetta – ci hanno colpito alcune espressioni che sembrano definire la vocazione del giornalista così come noi ci sentiamo chiamati a viverla: «voi avete la capacità di raccogliere ed esprimere le attese e le esigenze del nostro tempo, di offrire gli elementi per una lettura della realtà. Il vostro lavoro necessita di studio, di sensibilità, di esperienza, come tante altre professioni, ma comporta una particolare attenzione nei confronti della verità, della bontà e della bellezza”.

La Civiltà Cattolica è dunque una piazza vitale attraverso le conferenze del terzo sabato del mese, dei gruppi di giovani che vengono fare scuola di politica, di seminari di studio che dibattono di letteratura o di politica estera. In una parola è il tentativo che sin dall’editoriale del primo fascicolo del 1850 la rivista ha interpretato: “Una Civiltà cattolica non sarebbe cattolica, cioè universale, se non potesse comporsi con qualunque forma di cosa pubblica”. E’ questo dunque lo spirito della rivista: comprendere come essere cattolici oggi significhi non chiudersi dentro un recinto ma essere aperti al mondo, alle culture e a ogni dimensione pubblica della vita degli uomini.

 



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