Papa Francesco ha indicato oggi i nomi di 11 nuovi cardinali elettori e 3 ultraottantenni, che in quanto tali non avranno diritto di voto in conclave né ruolo in curia: la berretta cardinalizia per loro, come da tradizione, è un riconoscimento per quanto fatto durante la loro vita. Le attenzioni di tutti vanno quindi ai primi undici e come sempre ci sono delle sorprese importanti.
Innanzitutto non si può non notare la presenza tra i futuri cardinali di monsignor Becciu, attualmente numero due della segreteria di stato vaticana. Il vice del cardinal Parolin entra in conclave e questo fa sì che non appaia improbabile che la nomina serva in prospettiva di qualcosa: o, ipotesi un po’ fumosa, un qualche rafforzamento della Segreteria di Stato o, ipotesi molto più concreta, un impiego del promosso monsignor Becciu in altro incarico curiale strategico che richiede la berretta cardinalizia.
Vicino al movimento dei Focolari, attivo da anni in segreteria di Stato, monsignor Becciu diventa così uno dei nomi di punta del nuovo Vaticano. Non entrano invece il patriarca di Venezia e l’arcivescovo di Torino, pochi immaginavano che la porta del collegio cardinalizio si aprisse per loro in ossequio a un criterio di “sede cardinalizia” che Papa Francesco ha dimostrato da subito di non apprezzare, ma neanche per il nuovo arcivescovo di Milano, Del Pin, che ha riscosso molti consensi da quando è stato scelto dal papa: guida la chiesa che fu di monsignor Montini e dunque poteva essere immaginato cardinale, ma forse nel suo caso si tratterà solo di aspettare il prossimo concistoro.
Ha già trovato invece il posto atteso, che molti sussurrano che Bergoglio volesse superare, il “cardinal vicario”: infatti entra nel sacro collegio il vicario del papa per la diocesi di Roma, monsignor De Donatis. Se per monsignor Del Pin si trattasse di attendere qualche mese questo sarebbe dovuto al fatto che al fianco di monsignor Di Donatis il papa ha voluto inserire subito un nuovo rappresentante delle periferie italiane, in particolare la ferita L’Aquila, un po’ dimenticata nel suo dramma post-terremoto.
Guardando fuori dai nostri confini ha certamente un enorme valore l’annuncio che entrerà nel collegio cardinalizio il patriarca caldeo Louis Sako, guida di quella chiesa irachena che va veramente definita “martire”. Nome di primissimo piano, monsignor Sako è stato tra i primi ad aver sottolineato i pericoli del confessionalismo, sollecitando i cristiani a impegnarsi in politica. Fautore dei diritti di cittadinanza per tutti i residenti del suo tormentato Iraq, monsignor Sako chiamò padre Paolo Dall’Oglio in Iraq, nel cosiddetto Kurdistan iracheno, dopo la sua espulsione dalla Siria. Il suo no alla cosiddetta alleanza delle minoranze, testimoniato da tante iniziative anche criticate da qualcuno, lo pone in aperta sintonia con il cardinale Zenari, attuale nunzio in Siria, e completa un “pacchetto” cardinalizio mediorientale di grandissima portata spirituale con il nome importante dell’attuale arcivescovo pakistano di Karachi.
Importante anche la storia del neo cardinale peruviano Pedro Barreto: nel 2012 era stato minacciato di morte dopo la pubblicazione di una lettera in cui chiedeva di fermare le attività estrattive nella regione amazzonica. Da segnalare infine un’altra scelta importante: quella dell’arcivescovo di Tokyo.