Con l’annuncio della convocazione per domani mattina al Quirinale del prof. Cottarelli si chiude la più drammatica giornata della Seconda Repubblica.
Per ragioni complesse ci troviamo nei dintorni di uno scontro istituzionale senza precedenti, ragione per cui adesso occorre calmare gli animi e gestire in modo ordinato la chiusura della legislatura.
Probabilmente sul colle più alto non c’è stata una adeguata lettura degli eventi e delle mutate condizioni dell’azione politica al tempo di Twitter, ma ormai poco importa: dobbiamo guardare avanti e aggiustare le cose senza fare danni ulteriori.
Servono quindi tre elementi essenziali per non andare fuori strada. Innanzitutto serve la data delle nuove elezioni, che deve arrivare a razzo per placare i focosi spiriti e fornire a tutti gli attori un orizzonte temporale certo.
In secondo luogo ci vuole un governo per la gestione degli affari correnti. Qui però lascia assai perplessi la scelta del prof. Cottarelli, perché finirebbe per ottenere il sostegno del solo Pd, con ovvie conseguenze sotto diversi profili. Persona degnissima, sia chiaro. Ma ben difficilmente in grado di reggere l’impatto di una campagna elettorale che finirebbe per rivolgersi anche contro di lui.
Per quanto possa apparire difficilmente praticabile converrebbe invece proseguire, per lo stretto tempo necessario, con il governo in carica, che peraltro ha già gestito una campagna elettorale.
Infine c’è il tema da molti alcuni già evocato, quello della messa in stato d’accusa del Capo dello Stato. Diciamo qui, in modo netto e definitivo, che di tutto abbiamo bisogno tranne che di quest’altra drammatica conseguenza dei fatti di queste ore. Ci pensino un po’ tutti, ma soprattutto Salvini e Di Maio.