In alcune zone dell’Europa orientale e dell’Asia centrale, i cambiamenti climatici rischiano nei prossimi decenni di ostacolare la produzione di cibo e di frenare i redditi rurali.
A lanciare l’allarme è la Banca mondiale, che definisce le politiche e le opzioni dei governi per contrastare il fenomeno in un nuova ricerca intitolata “Looking beyond the horizon: how climate changes impacts”.
Nel testo, viene anche illustrato ciò che avverrà se gli agricoltori non otterranno l’aiuto di cui hanno bisogno attraverso una migliore gestione delle risorse idriche e delle infrastrutture d’irrigazione, un maggiore accesso a tecnologia e informazioni, e una migliore gestione del territorio e pratiche agricole.
Questa nuova pubblicazione racconta le esperienze di quattro paesi: Albania, Macedonia, Moldova e Uzbekistan.
L’analisi ha rilevato che, in molti casi, la disponibilità di acqua per l’irrigazione sarà gravemente ridotta dai cambiamenti climatici.
Ciò influirà negativamente soprattutto sulle colture irrigate, con potenziali riduzioni di resa tra il 20 e il 50 per cento entro il 2050.
Da qui la necessità di adottare politiche agricole “climate-smart”, illustrate nel libro e messe a punto da un team di esperti.
Grazie a investimenti mirati, bisognerà da un lato migliorare la varietà delle colture, la produttività dei campi e degli agricoltori, cercando parallelamente di limitare le emissioni e valorizzare al massimo le risorse idriche.
“Gli agricoltori stanno già affrontando gli impatti dei cambiamenti climatici e il loro sostentamento dipende dalla loro capacità di abbinare i loro sforzi per rispondere a questi effetti con l’aiuto dei loro governi e del settore privato”, ha detto William Sutton, l’autore del libro e capo economista del settore Agricoltura della Banca mondiale.
Quello che questo libro offre – sostiene – “è un approccio per esaminare i potenziali impatti dei cambiamenti climatici sull’agricoltura”, comprendere la loro portata storica, elaborare soluzioni e persino sfruttare le opportunità che ne derivano.