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Il debito italiano è sostenibile, chi specula è avvertito. Report Bank of America

Attenzione a non confondere la speculazione con la realtà dei conti pubblici. La giornata di ieri sui mercati ha messo un po’ di paura a parecchi osservatori, intimoriti per una manciata di ore che la situazione potesse sfuggire di mano: troppo pesante il debito italiano (2.300 miliardi a fronte di 4mila miliardi di risparmi privati) per essere lasciato senza un governo. Poi però, è subentrata una lucidità di pensiero, innescata dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco nelle sue considerazioni finali (qui uno degli speciali di Formiche.net dedicato all’evento). Come a dire, calma, fermi tutti, quanto sta succedendo sui mercati è più frutto dell’isterismo degli investitori che di reali problemi strutturali delle finanze italiane.

Tesi condivisa in buona parte da Bank of America, il secondo istituto statunitense che questa mattina ha pubblicato un report che sposa la tesi del realismo contrapposto alla speculazione finanziaria aizzata dall’attuale mancanza di un governo.  Il succo è questo. La bufera che ha travolto in questi giorni il mercato italiano è stata frutto anche di forti movimenti speculativi che sono andati al di là della valutazione dell’attuale sostenibilità del debito pubblico. E cioè, non è vero che l’Italia rischia di perdere il grip sul suo immane debito, non come credono all’estero quanto meno.

Può essere quindi utile andare a vedere cosa dice la matematica in termini di sostenibilità dei conti pubblici, dicono gli esperti di Bank of America. Per i quali nel caso in cui non ci sia surplus primario, il debito cala finché il tasso di crescita nominale del pil supera il tasso di interesse sul debito. Tradotto, l’effetto combinato del surplus primario e dell’allungamento della durata media del debito italiano fa sì che l’Italia possa reggere la tensione sullo spread senza entrare in una spirale negativa.

E oggi il surplus primario dell’Italia è vicino al 2% del pil e questo elemento, insieme al fatto che l’allungamento della durata del debito ritarda la trasmissione dei tassi attuali di mercato sul costo del debito, fa sì che con un tasso del 2,4% sul Btp decennale il rischio di una spirale insostenibile sul debito sia basso. I problemi potrebbero casomai arrivare dal deficit, che è ben altra cosa. In Bank of America sembrano temerlo più dello stesso debito visto che “se il surplus primario diventasse deficit, che è quello che accadrebbe se un terzo del contratto di governo proposto da Lega e Movimento 5 Stelle fosse realizzato (il grosso delle misure previste nel contratto verrebbe finanziato in deficit, ndr), allora le condizioni di stabilità non sarebbero più garantite. E i mercati potrebbero rifiutare di concedere all’Italia il beneficio del dubbio”.

C’è però chi vede nel nervosismo dei mercati un’altra causa e non certo il debito. Ovvero, l’addio all’euro. Secondo Lucrezia Reichelin, “quelle dei mercati secondo me sono reazioni abbastanza comprensibili, la fibrillazione dei mercati è cominciata quando si è capito che il programma di questa coalizione era completamente incompatibile con i conti pubblici. All’inizio forse pensavano che come spesso accade in Italia le cose si dicono e non si fanno quando invece si è capito che c’erano posizioni forti contro l’euro perché i politici ne hanno parlato pubblicamente la tensione è aumentata”.

Intanto, dall’ultimo Economic outlook dell’Ocse, arriva una buona notizia sul debito pubblico: “Il rapporto con il Pil resta alto ma ha iniziato a calare”. Come a dire, niente panico. Per ora.


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