Ci siamo. La guerra dei dazi è ufficialmente iniziata, con Donald Trump pronto a ingaggiare un corpo a corpo con l’Europa sul fronte commerciale. Quell’Europa già messa a dura prova dallo psicodramma politico italiano con nuove tensioni sull’euro al seguito. La Casa Bianca ha annunciato un’ondata di dazi sull’acciaio importato dai Paesi membri dell’Unione negli Stati Uniti, soprattutto dalla Germania. Quello che poteva sembrare solo un lontano rischio (qui l’intervista di Formiche.net a Salvatore Zecchini in cui si paventava la possibilità di un coinvolgimento dell’Ue nella guerra dei dazi) alla fine è diventato dura realtà.
Il capo della Casa Bianca, a partire dalla mezzanotte di oggi, inizierà a colpire l’Unione europea con pesanti tariffe commerciali sull’acciaio (25%) e l’alluminio (10%) importati negli Usa. E questo perché le trattative degli ultimi due mesi sulla possibile esenzione per i 28 Paesi del Vecchio Continente sono fallite. Lo scorso marzo, Trump ha annunciato tariffe su acciaio e alluminio, ufficialmente per motivi di sicurezza nazionale per poi decidere di estendere fino al primo giugno, domani, il termine per l’applicazione di questi dazi acconsentendo a un’esenzione temporanea per una serie di realtà (tra cui Ue, Argentina e Brasile), con l’obiettivo di arrivare ad un’intesa che scongiurasse la loro entrata in vigore. Missione a quanto pare fallita.
Stavolta però, Trump ha trovato un fuoco di sbarramento forse inaspettato, da parte di un’Europa ricompattata per una volta dinnanzi alla minaccia protezionista americana. A cominciare dal ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, uomo forte del governo transalpino, che ha trovato subito la pronta risposta al segretario al commercio Wilbur Ross. L’Europa prenderà “tutte le misure necessarie per rispondere all’imposizione di dazi Usa sull’acciaio e sull’alluminio”. Le Maire ha chiesto agli Usa di dare prova di “saggezza” dinnanzi a dazi che sarebbero “ingiustificati, ingiustificabili e pericolosi: non potremo non avere reazioni se l’Unione europea verrà aggredita”.
Dura anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, le cui industrie sono maggiormente esposte al protezionismo americano. L’Europa “risponderà in modo intelligente, risolutivo e condiviso”. Ma chi forse ha azzardato di più è il presidente francese Emmanuel Macron, il quale ha avanzato una riscrittura delle regole globali del commercio, il cui rispetto è oggi affidato al Wto. Il capo dell’Eliseo ha proposto una riforma dell’organizzazione mondiale per il commercio al fine di evitare una guerra commerciale che potrebbe nascere dai dazi imposti dagli Stati Uniti.
Palla colta al balzo da chi, almeno da un punto di vista geografico, è molto lontano dall’Europa, il Giappone. Il che dà la dimensione del problema dazi. In una nota congiunta con l’Ue, il ministero del commercio nipponico ha paventato la fine del Wto. “La politica commerciale Usa potrebbe portare alla fine del sistema del commercio multilaterale basato sulle regole dell’Wto. C’è una seria preoccupazione riguardo alle tariffe aggiuntive o quote su acciaio e alluminio, non giustificate a livello nazionale per motivi di sicurezza”.
Il protezionismo americano finirebbe inevitabilmente per azzoppare anche il comparto auto giapponese, tra i più importanti al mondo. “Tali misure su auto e ricambi auto avrebbero un restringimento ancora maggiore per l’impatto che colpisce una parte molto consistente del commercio globale”. Tutto questo causerebbe “seri problemi di turbolenza nel mercato globale e potrebbe portare alla fine del sistema del commercio multilaterale basato sulle regole dell’Wto”.
Una cosa è certa, è iniziato il match Usa-Ue. Il senso della giornata è tutto nella parole del presidente della commissione europea, Jean Claude Juncker. “Sono preoccupato per questa decisione: l’Unione europea ritiene che queste tariffe unilaterali statunitensi siano ingiustificate e in contrasto con le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio. Questo è protezionismo, puro e semplice. Gli Stati Uniti ora non ci lasciano altra scelta che procedere con un caso di risoluzione delle controversie al Wto e con l’imposizione di dazi addizionali su un certo numero di importazioni dagli Stati Uniti. Difenderemo gli interessi dell’Unione, nel pieno rispetto del diritto commerciale internazionale”. Tradotto, occhio per occhio.