Dal contratto di governo alla prova della realtà. La Flat tax, cavallo di battaglia della Lega di Matteo Salvini su cui il leader leghista – ora ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio – ha puntato in campagna elettorale e non solo, inizia a delinearsi nei suoi contorni pratici. Questa mattina, infatti, Alberto Bagnai, parlamentare della Lega e tra i nomi considerati più probabili come possibile sottosegretario all’Economia, ha spiegato che il provvedimento partirà sui redditi d’impresa l’anno prossimo, mentre per le famiglie a partire dal 2020. “Non credo aver mai sentito una dichiarazione di politica economica più recessiva di quella qui sotto che cancella 50 miliardi in un tweet – ha scritto l’economista Gustavo Piga su Twitter, commentando le parole di Bagnai, a cui si sono aggiunti un coro di commenti provenienti da esponenti del Partito democratico per i quali le misure richiamate da Bagnai sono già state applicate o previste dal governo Renzi.
“Mi sembra che ci sia un accordo sul fatto di far partire la Flat tax sui redditi di impresa a partire dall’anno prossimo. E poi a partire dal secondo anno si prevede di applicarla alle famiglie”, ha dichiarato Bagnai ai microfoni della trasmissione di Rai3 Agorà, parlando dei tempi e delle modalità di introduzione della Flat tax, aggiungendo poi che “per noi il discorso dell’aumento dell’Iva è assolutamente fuori discussione”. Secondo l’economista Gustavo Piga, ordinario di Economia politica all’Università di Roma Tor Vergata, la proposta della Lega è “recessiva” e “cancella 50 miliardi in un tweet”. Alla domanda di un utente che chiedeva a cosa si riferisse con misura “recessiva” l’economista ha poi spiegato: “Parto dal tendenziale giallo verde basato sul programma di governo, che contiene nella domanda interna un aumento dei consumi dovuti ad aspettativa di una flat tax, di più di 50 miliardi. L’annuncio di Bagnai ha l’effetto recessivo di ridurre quella domanda”.
A criticare le parole di Bagnai, anche il consigliere economico di Matteo Renzi ed esponente del Partito democratico Tommaso Nannicni: “La #FlatTax per le imprese c’è già – ha scritto su Twitter -: alle società di capitali il governo Renzi ha abbassato l’Ires dal 27,5 al 24%, mentre per le piccole imprese ha creato l’Iri al 24% (in vigore dal 2019). Se cambiamento vuol dire annunciare cose già fatte perlomeno i guasti saranno limitati :-)”, a cui i sono aggiunte le parole della sottosegretaria alla presidenza del Consiglio del governo Gentiloni, Maria Elena Boschi – “Il Governo del cambiamento ha cambiato idea e la Flat tax della Lega non esiste più. Oggi i leghisti hanno annunciato che si limiteranno all’IRES, ma c’è già e il Governo Renzi l’ha ridotta. Copiano, non cambiano – e quelle dell’ex consigliere economico di Palazzo Chigi, Luigi Marattin: “Bagnai annuncia la flat tax per le imprese.Che esiste già da decenni (prima si chiamava IRPEG, poi Ires) e l’ha recentemente ridotta il governo di @matteorenzi (dal 27,5% al 24%). E se si riferiva alle società di persone, pure quella è già flat (si chiama Iri, e l’ha fatta Renzi”. Dello stesso tenore le parole del segretario reggente del Parito democratico Maurizio Martina: “#FlatTax. Continua la presa in giro degli italiani da parte di Lega e M5S. Sulle imprese fanno finta di non sapere che abbiamo già fatto noi: Ires (dal 27,5 al 24%) e Iri (al 24% per le Pmi) #bastapropaganda”.
“La flat tax è come un Robin Hood al contrario”, ha chiosato Roberto Speranza, coordinatore nazionale di Mdp e deputato di Liberi e Uguali, “un regalo ai più ricchi a spese dei più poveri. I 50 miliardi che servono verranno tolti a sanità e scuola pubblica che sono già al limite”.