Lawfare è un neologismo inglese che fonde warfare (guerra) e law (legge), per cui si intende la guerriglia legalista che fa spesso parte della strategia di organizzazioni e a volte Stati. La lawfare internazionale è stata parte della strategia palestinese fin dalla seconda intifada.
Tra il 2003 e il 2006 diverse organizzazioni palestinesi hanno iniziato una serie di cause internazionali penali contro ufficiali e politici israeliani, sfruttando a volte la giurisdizione internazionale riconosciuta da alcuni ordinamenti giuridici e a volte delle flebili connessioni con le giurisdizioni prescelte. Nessuno di questi casi è andato a buon fine e alcuni ordinamenti si sono dotati di limiti per evitare gli abusi politici nell’accesso alla giustizia.
La lawfare internazionale oggi si concentra sui fori delle Nazioni Unite e della Corte penale internazionale. Il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite è divenuto una piattaforma politica dove alcuni gruppi di Stati perseguono un’agenda anti-israeliana, con la promozione e la votazione di risoluzioni di condanna che superano qualsiasi altro Stato al mondo. Lo strumento delle commissioni di inchiesta si è anche dimostrato utile nella lotta diplomatica con Israele.
La Corte penale internazionale è un altro forum che può esser trascinato nel conflitto arabo-israeliano. Dal 2009 l’Autorità Palestinese persegue una politica di criminalizzazione presso la Corte dell’Aja, che ha incominciato dal 2012 a lavorare sul caso “Palestina”, che include sospetti crimini di apartheid, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. In occasione dei diversi conflitti, maggiori “prove” sono state fornite dei presunti crimini, come anche nel mese scorso.
In risposta agli scontri a Gaza, architettati da Hamas e intitolati “la Grande Marcia del Ritorno”, l’Autorità Palestinese ha presentato un’ulteriore memoria di accusa contro Israele e i presunti crimini commessi durante gli scontri. Saeb Erekat, (nella foto) lo ha annunciato dopo la decisione americana di spostare l’Ambasciata a Gerusalemme e ha riaffermato l’intenzione di perseguire Israele alla Corte Penale Internazionale nei giorni scorsi. Il 24 maggio il caso “Palestina” è stato assegnato alla Pre-Trial Chamber (l’organo giudiziale delle indagini preliminari), che deciderà se continuare la procedura giudiziale contro Israele.
Le fake news sulle proteste al confine di Gaza sono state smascherate molto velocemente, come la falsa notizia della bambina soffocata dal gas lacrimogeno o la definizione delle proteste come “pacifiche”, ma rimane ancora da vedere come la comunità internazionale reagirà alle iniziative legaliste. La decisione della Corte sarà fondamentale per stabilire fino a che punto il diritto internazionale può essere piegato a un’agenda politica ben precisa. Mentre le azioni dell’esercito israeliano sono sottoposte a scrutinio, a che standard di diritto internazionale umanitario sono sottoposti gli aquiloni esplosivi o incendiari che i miliziani di Gaza mandano verso Israele?
(Foto: Creative Commons: Alan Kotok from Arlington, Va, Usa)