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Caro Conte, c’è posta per te. Leggere Mattarella per credere

Una Europa in cui le “frontiere saranno segni convenzionali e non diaframmi”, che sappia riconoscere e valorizzare la fratellanza tra popoli e in cui trovare, assieme, in una patria comune. Un nuovo e forte richiamo ai valori fondanti dell’Unione europea è arrivato oggi dal Capo dello Stato Sergio Mattarella, in occasione delle celebrazioni per 30esimo anniversario dalla scomparsa di Giuseppe Saragat, quinto Presidente della Repubblica, ex socialista che nel 1967 pronunciò parole di speranza per il futuro di una Unione europea solidale e unita. E se un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova, citando le parole di Saragat il Capo dello Stato ha come destinatario il governo Conte – e in qualche modo la linea dura di Salvini – che in questi giorni ha portato l’Italia verso lo scontro diplomatico con Tunisia, Malta e Unione europea relativamente alla questione migranti.

Saragat, ha ricordato Mattarella, condivideva “la ferma fede che un giorno, quando l’Europa si farà e i popoli si riconosceranno nella pace e nella concordia, le frontiere saranno segni convenzionali e non diaframmi, e i singoli gruppi etnici potranno esprimere in piena libertà il proprio genio, conformemente a ciò che sentono e venerano come Patria dello spirito”.

Che il Capo dello Stato intendesse tenere alta l’attenzione sui temi di coesione europea non è un mistero e anzi ne aveva sottolineato l’importanza già durante il discorso pronunciato dopo la rinuncia di Giuseppe Conte a formare un governo (con Paolo Savona ministro dell’Economia). “L’Italia è un Paese fondatore dell’Unione europea, e ne è protagonista”, aveva detto Mattarella, motivando la scelta di non firmare la lista dei ministri con il rischio di una possibile uscita dalla moneta unica non discussa con gli elettori (un indizio è un indizio). Prima ancora, però, quando si andava delineando il contratto di governo Lega-5 Stelle, il Capo dello Stato aveva rimbrottato Salvini e Di Maio sempre sulle politiche isolazioniste e sovraniste dei due patiti ora al governo: “Pensare in Europa di potercela fare da soli è inganno consapevole delle pubbliche opinioni” aveva detto da Firenze, durante l’ottava edizione di “The State of the Union”. E poi ancora: “Occorre “avviare la riscoperta dell’Europa come un grande disegno sottraendoci ai particolarismi e a narrative sovraniste capaci di proporre soluzioni tanto seducenti e pronti ad attribuire inattuabilità alla stessa Unione” (due indizi sono una coincidenza).

Ma tre indizi sono una prova, e le parole di oggi di Mattarella non possono essere lette senza considerate le prime mosse di Matteo Salvini e del governo Conte. “Fate che il volto di questa Repubblica sia un volto umano”, ha detto il Capo dello Stato citando ancora Saragat, e in particolare un passo del suo discorso di insediamento: “Ricordatevi che la democrazia non è soltanto un rapporto tra maggioranza e minoranza, non è soltanto un armonico equilibrio di poteri sotto il presidio di quello sovrano della Nazione, ma è soprattutto un problema di rapporti fra uomo e uomo. Dove questi rapporti sono umani, la democrazia esiste; dove sono inumani, essa non è che la maschera di una nuova tirannide”. Ed è proprio questo il passo sottolineato dal Capo dello Stato, “diretta traccia della lotta contro la concezione di ‘anarchia e statolatria’ propria del fascismo, alla quale Saragat aveva dedicato tanta parte del suo impegno”. Un impegno che Sergio Mattarella non intende far dimenticare.



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