Le imprese del farmaco attendono. A due settimane dall’insediamento del nuovo governo, Farmindustria prova a mettere le mani avanti e sondare il terreno su cui dovrà muoversi per trovare un canale di dialogo con l’esecutivo gialloverde. D’altronde, gli ultimi mesi sono stati non certo privi di emozioni per il mondo del pharma.
Al ministero della Salute non c’è più Beatrice Lorenzin, che con l’associazione confindustriale guidata da Massimo Scaccabarozzi (qui un suo intervento) era riuscita a creare un buon asse su diversi dossier, a partire dai vaccini fino ad arrivare alla spinta per ottenere l’assegnazione della nuova sede Ema, poi andata ad Amsterdam. C’è Giulia Grillo, pentastellata, ma fin qui nulla di grave. Se non fosse che a differenza del suo predecessore, ha più volte dato segnali di profondo scetticismo verso l’obbligo di vaccinazione.
Un po’ di preoccupazione c’è, lo si è capito nel corso dell’incontro con i media Prevenzione e innovazione, organizzato presso la sala Recordati a via del Nazareno alla presenza oltre che di Scaccabarozzi, dell’esperto di vaccini Rino Reppuoli e Massimo Visentin. L’industria italiana del farmaco, tra i settori più tonici in Italia con 65 mila addetti e 31 miliardi di euro di ricavi, brevetta, produce e vende vaccini, anche grazie a investimenti in Ricerca&Sviluppo pari a 2,8 miliardi. E il fatto che al dicastero ci possa essere ci possa essere qualcuno in potenziale discontinuità con la gestione precedente, non passa inosservato.
Ma il numero uno Scaccabarozzi è ottimista sulla possibilità di instaurare un canale di dialogo con Farmindustria. “L’attuale governo ha detto più volte di avere a cuore l’interesse del paziente. Ce lo abbiamo anche noi. Noi al ministro chiederemo di aprire un confronto, siamo fiduciosi, non mi aspetto nessun tipo di atteggiamento anti-industriale. Se poi emergeranno diversi punti di vista, vedremo. Quello che posso garantire è che noi siamo aperti al confronto”.
C’è persino un paradosso. Dai documenti dell’associazione emerge infatti come per ogni euro speso per la vaccinazione si risparmino 16 euro di spesa in farmaci. Anche da un punto di vista economico, insomma, prevenire è meglio che curare. “In base a questo calcolo, noi imprenditori dovremmo essere dei no vax, perché chi non si vaccina spende di più in cure. E invece no, vaccinarsi ha dei vantaggi inequivocabili per il Paese”. Per esempio, riduce i ricoveri del 65% “considerando che ogni giorno in ospedale costa circa mille euro, pari a quattro anni di spesa pro-capite”, ha sottolineato Scaccabarozzi.
Non è tutto. Il pharma tricolore chiederà anche una governance sui farmaci stabile e affidabile. “Abbiamo bisogno di stabilità normativa, non ci aspettiamo incrementi di spesa farmaceutica certo ma che non vengano fatti tagli ingiustificati. Veniamo, parlo almeno per gli ultimi tre governi, da anni di stabilità, vorremmo che rimanesse tale. Il nostro è e rimane uno dei settori più strategici del Paese”.