Rumors dai ben informati: il Presidente americano Donald Trump “non ne può più”, è sempre più frustrato perché il Congresso, declinazione Senato, non è riuscito ancora a trovare la strada per finanziare seriamente il Muro, ossia la muraglia di mattoni e/o lamiera per separare fisicamente gli Stati Uniti dal Messico, messa in cima alle sue promesse elettorali.
Le pressioni sono tutte sulle spalle della senatrice dalla West Virginia Shelley Moore Capito, che presiede la Commissione senatoriale sulla Homeland Security (quella che ha anche voce sull’opera). Moore Capito sta cercando un equilibrio complicatissimo tra le pressioni della Casa Bianca (oggi vedrà Trump, insieme al collega Richard Shelby, che invece presiede gli stanziamenti al Senato) e i colleghi della camera alta, sapendo perfettamente che per spremere il bilancio e ottenere più soldi da destinare all’enorme infrastruttura anti-immigrazione probabilmente servirà raggiungere quota 60 voti della maggioranza complessa; un numero quasi impossibile, vista la composizione interna, senza almeno 9 voti democratici.
Trump minaccia, lui, lo shutdown, ossia la chiusura delle attività federali, se nel disegno di bilancio non ci saranno abbastanza fondi per il muro; i repubblicani credono che non riusciranno mai a tirar su un pacchetto di finanziamenti che possa accontentare il presidente, e cercano “un compromesso”, come lo chiama Moore Capito.
La tempistica conta: presidenza e partito sono continuamente in scontro – l’argomento del muro si inquadra nella fase di tafferugli sull’immigrazione, con Trump ha già affossato pubblicamente un disegno di legge sugli immigrati preparato dal Gop alla Camera in questi giorni – e tutto arriva a cinque mesi dalle mid-term. Ancora sulla tempistica: se dovesse finire con uno scontro sui finanziamenti all’ultimo sangue, a settembre, significherebbe che lo show di divisione tra Trump e Gop arriverebbe a un mese dal voto per il rinnovo dei seggi al Congresso – tema profondo dell’equilibrio tra i due blocchi del governo, dato che il partito cerca di riconfermarsi al controllo delle Camere, con la sponda del presidente.
Per evitare azioni troppo tossiche (col rischio di conseguenze sull’elettorato), i senatori stanno dicendo che sarebbe necessario un accordo bipartisan con cui arrivare a quote di finanziamenti più alti, ma pensano anche alla carta del tutto-per-tutto, perché credono che ottenere lo stanziamento per l’intero muro entro i prossimi mesi potrebbe fare una differenza “dramatic” (copyright: Politico) alle mid-term, dando una botta di energia agli elettori repubblicani e rubando consensi anche tra qualche indeciso o addirittura democratico meno liberal.
In questi giorni, l’immigrazione è un tema caldissimo negli Stati Uniti: oltre allo scontro politico ce n’è un altro molto più emozionale. Dall’inizio di maggio l’amministrazione sta applicando una procedura al limite della crudeltà contro i migranti che varcano i confini meridionali americani con bambini: la separazione famigliare, i figli vengono sottratti (con forza o inganni) ai genitori, che invece finiscono in galera in attesa di un processo che li dovrebbe rispedire indietro.
I repubblicani lo chiamano “tolleranza zero” rinfrescando vecchie semantiche, e servirebbe a scoraggiare i viaggi dei clandestini; non dovrebbero farlo per non perdere i figli, nella pragmatica brutale del ragionamento: “Se avete portato con voi un figlio e subirete un processo, vostro figlio sarà separato da voi. Se non vi piace, non portate i vostri figli oltre la frontiera”, aveva presentato così la tolleranza zero Jeff Sessions, procuratore generale degli Stati Uniti, palesando palesando la strategia.
La tolleranza zero è diventata bersaglio degli attacchi contro Trump perché sono usciti dati che dicono che solo a maggio 658 minori sono stati sottratti dalle loro famiglie (1.995 da aprile, secondo altri dati ottenuti dall’Associated Press). Alcuni commentatori conservatori hanno attaccato il presidente, altri legislatori repubblicani si sono sentiti pressati per le accuse di inumanità, Laura Bush (texana, conservatrice, regina della first lady) ha definito la vicenda “immorale” con scene che “spazzano il cuore”; e poi c’è il problema che le misure aggressive della Border Patrol non hanno guardato troppo se in mezzo ai migranti c’erano richiedenti asilo, tutelati con tutta la famiglia per diritto internazionale (l’amministrazione ha smentito l’esistenza di questi casi).
Il presidente invece s’è difeso accusando i democratici, responsabili di una vecchia “brutta” legge che ha reso necessario agire con tolleranza zero: il tema è talmente caldo che pure la first lady Melania, in un raro commento all’attualità politica, ha detto che è “odioso” vedere i figli separati dai genitori, ricalcando in forma più edulcorata la linea della marito, chiedendo ai partiti di trattare, sebbene non esistano leggi democratiche che ordinino le separazioni, che sono frutto della volontà trumpiana di stringere la cinghia (“Il presidente potrebbe mettere fine a questa politica solo con una telefonata”, per dirla come Lindsey Graham, senatore repubblicano, che in precedenza aveva preso posizioni contro Trump e per questo si sta difendendo pubblicamente contro chi lo accusa di doppia faccia adesso che sta collaborando con il presidente).
Trump ha accettato la separazione sistematica delle famiglie proposta da Sessions anche come arma di pressione: il Muro rischia davvero di rimanere senza soldi per partire, e la vicenda della Tolleranza zero può essere usata come mezzo di ricatto contro i Dem per portarli a compromessi su finanziamenti per l’opera lungo il confine Sud (tipo: interrompiamo la pratica in qualsiasi momento, basta che approviate i fondi per il Muro).
La questione immigrazione è enorme. Passando sull’altra sponda dell’Atlantico, per esempio, è un fronte di grande difficoltà per la tedesca Angela Merkel, che oggi vedrà il premier italiano, Giuseppe Conte, per parlare anche di questo tema (caldissimo pure in Italia dopo la vicenda della nave ong “Aquarius” e le dichiarazioni con cui il ministro Salvini ha infiammato i fan).
Oggi scade un ultimatum dato al governo centrale di Berlino dal leader dei cristiano sociali bavaresi, e ministro dell’Interno, Horst Seehofer, che vorrebbe varare in Parlamento il suo masterplan sull’immigrazione: un progetto che prevede il respingimento nei Paesi di provenienza dei profughi registrati in altri Stati dell’Ue. La Cdu di Merkel e il Csu di Seehofer sono alleati solidi e duraturi, ma il tema immigrazione rischia di portare alla rottura e diventa argomento centrale per altre elezioni intermedie importantissime: quelle in Baviera, dove Seehorfer comanda il landër (l’unico) in accordo con la Cdu e sente che serve severità su certi temi prima che i populisti nazionalisti dell’AfD vincano.
Merkel ha chiesto a Seehofer di aspettare il Consiglio europeo del 28-29 giugno, ma la Csu è impaziente. La cancelliera vorrebbe trovare un accordo con Italia e Francia (domani vedrà Emmanuel Macron) e Grecia e Austria per arrivare alla riunione Ue con un piano comune sull’immigrazione, diventato argomento centrale, trasversale nei due continenti occidentali.