Un’economia più forte e sostenibile collabora con università e istituti scientifici, investe in innovazione e ricerca e fa crescere l’occupazione: il connubio tra economia circolare e industria 4.0 può vincere la sfida dello sviluppo sostenibile. Sono queste le conclusioni di un’indagine (“Opportunità di business e di innovazione dell’economia circolare e l’industria 4.0”) condotta dal Dipartimento di Scienze economiche dell’Università di Padova insieme a Legambiente e presentata alla V edizione di Ecoforum, tenutasi ieri e oggi a Roma.
In questi anni le imprese hanno investito soprattutto nelle attività di marketing e commerciali (61%) e nelle attività di ricerca e sviluppo e rinnovo dei propri prodotti (48%). Il 52% dichiara che l’occupazione è aumentata grazie all’adozione di pratiche di economia circolare, l’assunzione di nuove figure professionali tecniche e l’aggiornamento delle risorse interne. Si conferma dunque che l’economia circolare offre alle imprese ampi spazi di innovazione e competizione attraverso una gestione più efficiente delle risorse e l’adozione delle nuove tecnologie riconducibili nell’ambito dell’industria 4.0.
“L’economia circolare nel nostro Paese – ha dichiarato il presidente di Legambiente Stefano Ciafani – è già una realtà in diversi territori grazie al lavoro svolto da istituzioni, società pubbliche e aziende private, ma per far decollare il settore occorre rimuovere alcuni ostacoli che ne rallentano la diffusione: la burocrazia asfissiante, l’inadeguatezza di alcuni enti pubblici, il mancato consenso sociale alla realizzazione di fondamentali impianti per il riciclo”.
L’investimento sul fronte economia circolare è avvenuto in prevalenza con capitale proprio per l’80% delle imprese, attraverso la collaborazione con fornitori di materiali (58%) e università e centri di ricerca (49%). Le principali difficoltà riscontrate sono legate soprattutto ad una legislazione inadeguata o contraddittoria (49%). Il 25% delle imprese investe i tecnologie 4.0. Va da sé che la trasformazione verso un’economia circolare richiede un ruolo attivo e strategico delle imprese nel ripensare processi e prodotti, oltre a competenze commerciali e d marketing per valorizzare il percorso innovativo realizzato. Il tutto supportato da disponibilità di finanziamento e da interventi normativi ch rendano più chiare le opportunità di riuso e riciclo dei materiali.
“Il quadro che emerge dalla ricerca è paradigmatico della situazione del Paese – ha sottolineato il vicepresidente di Kyoto Club Francesco Ferrante –. Il talento, le capacità innovative, l’impegno sulla responsabilità sociale delle nostre imprese migliori ci indicano la strada da battere per uscire da una crisi troppo lunga. Ma finora sono sforzi solitari che occorre mettere a sistema attraverso un quadro normativo certo”.
Nel corso del Forum, è stato inoltre presentato un sondaggio particolarmente significativo che ha identificato le priorità ambientali più avvertite dai cittadini: la gestione dei rifiuti (37%), la messa in sicurezza del territorio (36%) e la strategia energetica a favore delle fonti rinnovabili (28%). Ma la particolarità del sondaggio, realizzato da Lorien Consulting, ha riguardato il rapporto tra priorità e orientamento politico degli intervistati.
La gestione dei rifiuti interessa soprattutto i cittadini vicini al Movimento 5 Stelle (42%), mentre la sicurezza del territorio è tema prioritario per l’elettore del Pd (51%); la qualità e la sicurezza delle produzioni agricole interessa gli elettori di LeU (32%), mentre la riforestazione delle aree protette quelli vicino a Fratelli d’Italia. Quelli più interessati alla strategia energetica nazionale compaiono tra gli astensionisti (33%). Nel complesso il 26% del campione è disposto ad impegnarsi per un vantaggio ambientale nella gestione dei rifiuti.
A concludere i lavori del Forum sono intervenuti Simona Bonafè, relatrice al Parlamento Europeo sul Pacchetto dell’Economia Circolare e il neo ministro dell’Ambiente Sergio Costa. L’europarlamentare ha parlato delle nuove norme come di “una vera e proprio rivoluzione non soltanto ambientale ma anche di politica industriale , l’unica politica sostenibile per l’Italia e l’Europa vista la scarsità di materie prime che permette di produrre in maniera sostenibile”. “I rifiuti – ha aggiunto – sono la parte essenziale del Pacchetto. La loro prevenzione a monte, attraverso l’ecodesign e l’uso di materiali facilmente riciclabili, è uno dei punti di forza delle nuove direttive, insieme ad un’adeguata infrastruttura di impianti di riciclo”.
Il ministro dell’Ambiente ha ribadito la sua convinzione che “l’economia circolare sarà il faro della politica ambientale del nostro Paese, una strada da percorrere per dare respiro, attraverso il riuso e il riutilizzo, al sistema produttivo”. “I rifiuti – ha concluso – sono una risorsa da utilizzare e non da gettare; per questo è importante una normativa che disciplini le materie prime seconde. Quindi semplificazione delle norme per agevolare il lavoro delle imprese, ma anche puntuali controlli e necessaria vigilanza”.