Lo scontro tra il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, e quello dell’Interno nonché vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, è solo l’ultima puntata di un approccio estremamente muscolare di quest’ultimo al tema dell’immigrazione. Tanto muscolare da invadere sempre più spesso spazi e competenze altrui con il risultato di presentarsi forse più debole al vertice di Innsbruck del 12 luglio quando, stando agli annunci, vorrebbe ottenere la chiusura dei porti alle navi delle missioni militari internazionali. Confermare questa richiesta nonostante la brusca smentita della Difesa potrebbe essere rischioso e d’altra parte era assolutamente prevedibile che il ministro Trenta sottolineasse la competenza del proprio dicastero e di quello degli Esteri sugli accordi che regolano le missioni militari.
Come Formiche.net ha già spiegato, i compiti delle varie missioni sono esclusivamente di controllo dei traffici illeciti e di scambio di informazioni tra comandi militari e agenzie europee, salvo l’obbligo internazionale di intervenire per salvare chi rischia di morire in mare se a questo sono chiamate dal centro di coordinamento competente. Nel caso specifico sollevato da Salvini, con il salvataggio di 106 migranti da parte della nave militare irlandese Samuel Beckett che li ha sbarcati a Messina, la missione europea Eunavfor Med (Operazione Sophia) va considerata un fiore all’occhiello per l’Italia che ne pretese il comando, affidato all’ammiraglio di divisione Enrico Credendino. L’attacco a Sophia è ancora più increscioso perché la missione sta provvedendo da tempo all’addestramento della Guardia costiera libica: finora sono stati formati 213 marinai che entro la fine dell’anno diventeranno 500. Un lavoro fondamentale soprattutto in vista delle ulteriori imbarcazioni che il governo italiano fornirà a Tripoli.
Purtroppo, anche il ministro e vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio ha rilanciato l’informazione non vera sugli obblighi di queste missioni e in particolare di Sophia. Parlando su Radio1, infatti, ha ripetuto quello che aveva detto Salvini domenica 8 luglio: “Finché la missione Eunavfor Med rimane in piedi, gli unici porti sono quelli italiani, ma l’obiettivo nostro è cambiare le regole di ingaggio della missione” aggiungendo che “un anno fa sono stato a parlare con Frontex e mi spiegarono che il governo Renzi diede la disponibilità di portare i migranti nei porti in cambio di punti di flessibilità usati per il bonus degli 80 euro”. Peccato che Frontex non c’entri niente con Sophia e che un anno fa era ancora in vigore l’unica missione che prevedeva lo sbarco in Italia, cioè Triton. Dal 1° febbraio scorso è stata sostituita dalla missione Themis, sempre gestita dall’agenzia Frontex, che invece ha l’obbligo di sbarco in uno dei Paesi dell’Ue, non solo in Italia. Mescolare missioni, agenzie, istituzioni europee, navi crea confusione e solo molto raramente gli intervistatori contestano questi errori macroscopici ai politici.
Che Salvini tenda ad “allargarsi” è ormai evidente: pochi giorni fa minacciò la chiusura dei porti venendo smentito dal ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli, che ne porta la responsabilità. Tornando alle competenze del ministero della Difesa, oggi Salvini incontrerà il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ufficialmente per rendere conto dell’attività svolta al Viminale visto che il Capo dello Stato gli ha detto chiaramente di non potere né volere parlare della sentenza che impone alla Lega la restituzione di 49 milioni di euro. Incidentalmente, Mattarella è anche presidente del Consiglio supremo di Difesa ed è possibile che ci sia uno scambio di opinioni sulle polemiche di queste ore oltre che sulla posizione italiana al vertice di Innsbruck del quale Salvini parlerà anche con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.