Tuttavia, qualcosa è cambiato. Secondo Torra, “è iniziato un mutuo riconoscimento, sia istituzionale sia del progetto. Per noi quello era molto importante. C’è l’inizio di un dialogo, anche se ancora non sono partiti i negoziati”. Il presidente catalano ha regalato a Sánchez una bottiglia di liquore di ratafia e due libri sulla Catalogna, uno su Val d’Aran e un altro sulla geografia della regione che sogna ancora l’indipendenza. “Pedro Sánchez mi ha detto che una cosa è la via legale e un’altra la via politica – ha detto -. È stato importante identificare i cammini da intraprendere”. Il leader catalano ha rivendicato il referendum per la secessione catalana del 1° ottobre 2017 e la dichiarazione dell’indipendenza del 27 ottobre 2017 e ha ricordato al governo di Madrid che la Costituzione della Catalogna è in fase di revisione e riforma.
Il leader di Ciudadanos, Albert Rivera, ha criticato la disponibilità del leader socialista, sostenendo che è un presidente che “deve molto all’indipendentismo catalano”. Il Partito Popolare ha anche dichiarato che la riunione è un punto di partenza negativo perché Sánchez potrebbe cedere alle richieste del movimento separatista.
Resta il mistero sull’influenza russa nel caso catalano. L’anno scorso Dimitri Medóev, uno dei politici legati al presidente Vladimir Putin e stratega per l’annessione dei territori ex sovietici, è volato a Barcellona mesi fa per stringere i rapporti con la leadership catalana. Secondo la stampa spagnola Medóev ha anche aperto un ufficio per gestire i rapporti bilaterali con politici e imprenditori. Il portale Sputnik aveva spiegato che la presenza di Medóev a Barcellona voleva promuovere le relazioni in campi umanitari e culturali.