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Caro Conte, il caos migranti e respingimenti non può durare così

Tunisia

L’unica certezza, che ci accompagnerà almeno per tutta l’estate, è l’impossibilità di prevedere la sorte di ogni singola imbarcazione che partirà dalla Libia o da qualche altro paese nordafricano in direzione dell’Italia e le conseguenti decisioni del governo. Il caso dei 450 migranti trasferiti da un barcone a un’imbarcazione della Guardia di Finanza e a una inserita nel dispositivo dell’agenzia Frontex sembra più complicato proprio perché ha caratteristiche semplici: quell’imbarcazione che, una volta superate le acque maltesi, si stava dirigendo verso l’Italia non era di una ong, non era una nave pirata battente bandiera di uno stato che non la riconosceva, non era una nave militare di altra nazione. Era un barcone come migliaia di altri partiti dalle coste libiche negli ultimi anni. Nonostante l’evidente crollo degli arrivi rispetto all’anno scorso, la soluzione può essere quella indicata dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, in base alla quale in Italia si entrerà solo legalmente? Sembra difficile.

Aver consentito il trasbordo significa aver rispettato l’obbligo del soccorso considerando anche le precarie condizioni di alcuni dei migranti a bordo mentre ipotizzare che le mete finali possano essere Malta o la Libia spiega la difficoltà di conciliare una politica rigida con la realtà. Sappiamo tutti che da anni Malta si volta dall’altro lato quando si parla di immigrazione, ma sarebbe ipocrita negare che 450 migranti rappresentano un numero rilevante per un’isola di circa 450mila abitanti: anche ammesso che Malta alla fine accogliesse questo gruppo, sarebbe difficile sostenere che dovrebbe accollarsi tutti quelli che transiteranno nelle sue acque territoriali.

Rimandarli in Libia configurerebbe un respingimento collettivo vietato dalle norme internazionali. È stato ricordato il precedente del 2009 durante il governo Berlusconi con Roberto Maroni al Viminale: il 6 maggio di quell’anno a 35 miglia a sud di Lampedusa in acque internazionali un barcone fu fermato e 200 persone riportate in Libia a bordo di un pattugliatore della Guardia di Finanza in base ad accordi con Muammar Gheddafi. Nel febbraio 2012 la Corte europea per i diritti dell’uomo condannò l’Italia perché considerò quell’atto un respingimento collettivo avendo impedito la richiesta di protezione internazionale e violato il diritto ad avere trattamenti umani mentre in Libia quelle persone sarebbero state detenute in campi senza regole. Altra cosa, naturalmente, è quando interviene la Guardia costiera libica all’interno delle proprie acque territoriali. Diversa è l’altra ipotesi avanzata da Salvini, quella di suddividere i migranti tra altri paesi europei anche perché alcuni sono su una nave di Frontex: con l’avvio di Themis a febbraio fu spiegato che questa missione, al contrario di Triton, ha l’obbligo di sbarco in un paese dell’Ue e non necessariamente in Italia.

Siamo in uno stallo dagli esiti imprevedibili ed è difficile immaginare uno stillicidio quotidiano che coinvolge ministeri, corpi di polizia e forze armate, strutture di accoglienza. Prima o poi il governo dovrà definire una linea comune tra Lega e M5S, possibilmente senza far innervosire il Quirinale.

 



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