Dopo le dichiarazioni in Parlamento del ministro Di Maio sull’aggiudicazione del Gruppo Ilva ad Am Investco, controllata da Arcelor Mittal, primo produttore di acciaio al mondo – in seguito ad una gara nella cui procedura l’Anac interpellata dal ministro ha ravvisato alcune criticità tali da indurre Di Maio a parlare di un “pasticcio” – è divampata la polemica con l’ex ministro Calenda che si è ascritto l’intera responsabilità dell’operazione sfidando Di Maio ad annullare la gara qualora ritenga che ve ne siano le condizioni.
Ora, mentre il Presidente dell’Autorità anticorruzione Cantone ha escluso che Di Maio possa annullare l’esito della gara sulla base del solo parere espresso dalla stessa Autorità, anche Di Maio in Parlamento non solo non ha fatto cenno a quella eventualità, almeno per il momento, ma ha detto di attendersi una proposta migliorativa da parte di Arcelor, poiché la sua offerta risultata vincente non gli era parsa “entusiasmante” né sotto il profilo occupazionale né sotto l’aspetto ambientale. La stessa Arcelor, a sua volta, in un comunicato ufficiale diramato dopo l’intervento del ministro alla Camera ha ribadito di aver partecipato alla gara con impegno, trasparenza e dedizione, affermando di voler presentare a giorni un ulteriore miglioramento del suo piano.
Allora, al di là delle comprensibili polemiche suscitate dalle parole di Di Maio, che aveva annunciato anche di voler aprire un’indagine interna al suo dicastero per accertare le presunte responsabilità degli autori del “pasticcio”, sono in tanti ora ad attendere la nuova proposta di Arcelor Mittal, in un contesto nel quale le risorse a disposizione dei Commissari per gestire il Gruppo Ilva – che non è costituito solo dal suo sito di Taranto – si stanno progressivamente riducendo e le aziende dell’indotto nel capoluogo ionico stanno per collassare per mancanza di liquidità, rischiando in tal modo di mettere a repentaglio lo stesso esercizio quotidiano del Siderurgico che difficilmente può proseguire senza l’apporto di quelle imprese di subfornitura.
Quali potrebbero essere i nuovi profili della nuova proposta di Arcelor? Un deciso innalzamento dei livelli occupazionali – previsti in 10mila unità all’atto del trasferimento della proprietà, ma destinati a scendere a 8.500 alla fine dell’attuazione del piano di ambientalizzazione della fabbrica tarantina – una drastica riduzione dei tempi di completamento di quel piano oggi previsto alla fine del 2023 – e la possibilità di sperimentare sia pure nel medio termine l’impiego parziale della tecnologia e del processo di produzione fondata sull’uso del preridotto di ferro – meno inquinante rispetto ai processi attuali – con l‘introduzione di uno o due forni elettrici. Soluzione quest’ultima che deve tener conto tuttavia sia del costo del gas necessario per produrre il preridotto – peraltro importabile già preparato, ma a costi da verificarsi – e la crescente difficoltà di reperire sul mercato rottame a prezzi competitivi.