Skip to main content

Trump, Putin e l’equilibrio difficile dell’Occidente (che stavolta c’è). L'analisi di Arditti

Trump chiama Putin, e riconosce che lì si gioca la partita vera. Zelensky lo capisce, e si adatta. L’Europa resta compatta nel sostegno. E il Papa indica una rotta spirituale, ma anche profondamente politica. Così, tra mille fatiche, prende forma un equilibrio che non è definitivo, ma inizia a essere reale. La pace è vicina, dunque? Decisamente più no che si. Ma qualcosa si muove. Il corsivo di Roberto Arditti

Russia-Ucraina, l'illusione della pace allunga la guerra. Il commento di Arditti

Sia Putin che Zelensky legano la propria credibilità politica all’esito di questa guerra. Finché questo nodo non si scioglie, tutto il resto è secondario. La pace è lontana, ma l’illusione è vicina. E come spesso accade, è proprio questa illusione – comoda, bipartisan, mediatica – a rendere la guerra ancora più lunga. Il commento di Roberto Arditti

Tap, la vittoria del buonsenso. Il commento di Arditti

La guerra a Tap è stata un caso da manuale di come l’ideologia possa offuscare il buonsenso. In un mondo in cui l’energia è una questione di sopravvivenza geopolitica, dire “no” a un’infrastruttura strategica, senza proporre alternative credibili, è un lusso che non possiamo permetterci. Il commento di Roberto Arditti

Sull'ex Ilva si misura chi siamo e dove vogliamo andare. Il commento di Arditti

Il grido d’allarme lanciato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, sulla crisi dell’ex-Ilva di Taranto, ci mette di fronte a una realtà drammatica: la produzione è crollata, l’impianto è in ginocchio e il futuro dell’acciaio italiano è appeso a un filo. L’Italia non può permettersi di perdere l’ex-Ilva. Non è solo acciaio, è identità, lavoro, futuro. Urso ha suonato la campana, però è tutto il sistema istituzionale italiano che deve rispondere. Non c’è tempo da perdere: o si agisce subito, o Taranto diventerà un’altra Bagnoli. E con lei, un pezzo d’Italia

Burkina Faso, Traoré e la marcia africana verso Mosca

La Russia esibisce il leader burkinabé sulla Piazza Rossa come trofeo della sua penetrazione africana, ma è tutta l’Europa a dover riflettere. Il continente sta cambiando pelle. E chi vuole continuare a dialogarci, dovrà parlare una nuova lingua

Il Conclave è una lezione di comunicazione. Arditti spiega perché

Il Conclave è una lezione di comunicazione, un evento che senza mai tradire la propria essenza si rivela ogni volta perfetto per il nostro tempo. E, proprio per questo, continuerà a incantare le generazioni future, indipendentemente dai cambiamenti imposti dal progresso

La Germania inciampa (e poi rimedia) sul cancelliere. Il peso negato della destra secondo Arditti

A differenza della Germania, l’Italia ha già fatto i conti con la sua destra. Dal 2022, il governo Meloni ha integrato le istanze conservatrici, canalizzandole in una forza di governo che, pur con contraddizioni, dialoga con l’Europa e stabilizza il Paese. Roma ha capito che ignorare l’elettorato di destra alimenta gli estremi. Berlino, invece, resta indietro, e il prezzo di questa miopia potrebbe essere alto

Dazi, export e identità. Le sfide che dividono la nuova destra globale viste da Arditti

Per vincere davvero, la destra internazionale dovrà costruire una piattaforma comune. Ma non sarà facile. Meloni punta a unire identità e interessi economici, Trump deve scegliere tra rottura e cooperazione globale. L’analisi di Roberto Arditti

Von der Leyen, difesa europea e i filo-putiniani. La versione di Arditti

Chi scrive condivide la necessità di costruire una vera capacità di difesa europea. Crede in un rafforzamento dell’autonomia strategica del continente dentro la Nato. Ritiene indispensabile investire nel riarmo come strumento di deterrenza e di credibilità politica. Ma proprio per questo, serve includere – e non escludere – tutte le sensibilità democratiche che animano il dibattito sulla sicurezza

India e Pakistan, la crisi che il mondo non può ignorare. Il commento di Arditti

Sappiamo che tanto New Delhi quanto Islamabad non vogliono la guerra vera e propria, ma sappiamo anche che la tensione con il detestato “vicino di casa” serve tanto alla leadership indiana quanto a quella pakistana. Il commento di Roberto Arditti

×

Iscriviti alla newsletter