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Intervento militare in Venezuela? L’Organizzazione di Stati Americani ci pensa

Non si esclude nessuna via per risolvere la crisi politica e umanitaria che sta provocando l’immigrazione di migliaia di venezuelani verso altri Paesi latinoamericani. Nemmeno quella delle armi. Il segretario generale dell’Organizzazione di Stati Americani (Osa), Luis Almagro, ha dichiarato ieri sera che non respinge l’opzione dell’intervento militare in Venezuela come alternativa per superare la congiuntura economica e politica del Paese sudamericano. Secondo il quotidiano colombiano El Tiempo, il rappresentante dell’organizzazione ha detto che “in quanto all’intervento militare per fare cadere Nicolás Maduro, non dobbiamo escludere nessuna opzione”. Ha però sottolineato che al primo posto ci sono le azioni diplomatiche.
Almagro ha detto chiaramente che il regime del presidente venezuelano compie “crimini di lesa umanità e violazioni contro i Diritti Umani […] Inoltre, sta provocando sofferenza nelle persone, che si vedono costrette all’esodo”. Il segretario dell’Osa si è presentato in prima persona a Cúcuta, una cittadina colombiana molto vicino alla frontiera con la Colombia. Con lui era presente una delegazione dell’Osa incaricata di elaborare un report sulla situazione e sostenere piani di cooperazioni in Colombia.
“Siamo arrivati a Cúcuta per vedere la situazione umanitaria, perché è il riflesso delle bugie del regime. Qui ci sono fame, miseria e repressione da parte della dittatura venezuelana”, ha dichiarato Almagro. La Colombia è il primo paese che visita il team di tecnici dell’Osa per affrontare il caso dell’esodo venezuelano. Ci saranno altre visite in Perù, Ecuador e Brasile e alla fine si elaborerà un piano di aiuti economici per gestire il fenomeno.
Francisco Quintana, direttore del Programma per la Regione Andina, Nordamerica e dei Caraibi del Centro di Giustizia e Diritto Internazionale, ha detto che fino ad ora 3 milioni di venezuelani sono scappati dal regime di Maduro (l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha calcolato 2,3 milioni) e che invece entro la fine del 2018 la cifra aumenterà a 4 milioni.


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