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Non è solo colpa del Def. In Europa si è rotto qualcosa. Parla Roberto Sommella

giovanni, ROBERTO SOMMELLA, costituzione

Il tonfo c’è stato, eccome. Borsa in profondo rosso a -3,7%, spread a 267 punti base (30 in più di giovedì) e rendimenti sul decennale. Male. Eppure poteva andare peggio, all’indomani di quel Def nel quale il governo gialloverde ha sancito un deficit al 2,4%, ampiamente superiore rispetto al tetto concesso dal Tesoro, di concerto con l’Ue (1,6%). Venticinque miliardi di spazio con poca, pochissima benzina per la crescita.  Ora c’è da chiedersi: e adesso? Che succederà? Un’altra settimana sotto il tiro dei mercati?

Formiche.net ha chiesto il parere e un po’ di scenario a Roberto Sommella, giornalista, saggista ed europeista convinto, autore di saggi sull’Unione e i suoi guai.

Sommella, ieri abbiamo assistito a una reazione dei mercati rabbiosa, coi listini milanesi trascinati al ribasso dalle banche, piene di Btp. Ma forse poteva andare peggio. E lo spread non ha sfondato quota 300. Dunque?

Non prevedo sfracelli sui mercati che mi sembra abbiano già scontato tutto in questa fine settimana. La manovra del governo italiano non arriva come un fulmine a ciel sereno. Era annunciata sin dal primo giorno della nascita dell’esecutivo Italy First, che ha messo nero su bianco il superamento di un certo tipo di rapporti con l’Unione Europea. Il braccio di ferro con Bruxelles per una legge di bilancio che ha portato il rapporto deficit-Pil al 2,4% è solo l’esito della rottura del un meccanismo di trasmissione tra istituzioni comunitarie e cittadini che si riverbera sui mercati e sullo spread.

Insomma, siamo i cattivi d’Europa…

No. Questa rottura non si sta consumando solo nel nostro Paese. Più delle scelte dell’esecutivo Conte, che dovranno essere ben ponderate a tutela suprema del risparmio degli italiani, preoccupa la mancanza totale di un minimo di autocritica da parte dell’ortodossia europeista che ha permesso con la sua inazione che tutto ciò fosse possibile.

La sensazione è che questo Def è un po’ tutto assistenzialismo e poca crescita. Manca della giusta propulsione, nonostante una prateria da 25 miliardi apertasi con l’allentamento del disavanzo. Ma se è vero che il debito si taglia solo se sale il Pil, allora qualcosa non quadra…ne conviene?

Da anni sostengo insieme ad altri analisti che il problema dell’Italia è il debito, che vada tagliato perché alla lunga ricadrà su chi oggi fatica a trovare lavoro. Ma i governi europeisti precedenti ci hanno dato sempre ragione e non hanno fatto nulla. Pretendere ora che intervenga un governo euroscettico francamente è ingenuo.

Quindi?

Se l’esecutivo riuscirà a trasformare le intenzioni della Nota di aggiornamento al Def in misure concrete che rilanciano la domanda, gli investimenti e quindi l’economia, faranno migliorare il rapporto debito-Pil, in quanto crescerà il secondo. Diversamente aumenterà il debito e il suo onere, con tutte le prevedibili conseguenze su spread, interessi e bilanci bancari.

Mancano 20 giorni alla manovra e lo spread potrebbe portarci via investitori, cioè chi ci presta 400 miliardi per sopravvivere. Oppure farci pagare un prezzo più alto per assicurarci compratori di debito. Non ha la sensazione che qualcuno al governo non abbia tenuto conto di questo?

Troveremo sempre gente che ci presta denaro e ne troveremo anche di più se offriremo interessi maggiori sopra al 3%. Il problema è che costerà sempre di più ripagarlo e il nodo scorsoio intorno al collo si stringerà. Non oggi, ma domani, su un Paese già indebolito. Ma questo si può evitare creando occupazione, sostenendo la domanda e rilanciando le opere pubbliche. È una sfida in fondo, se la vince l’Italia la vince tutta l’Europa.

Il ministro Tria dovrà andare a Bruxelles a spiegare la manovra gialloverde e  giustificare un deficit così alto per un Paese che cresce all’1,1%, peraltro col terzo debito mondiale. Che cosa dovrebbe raccontare a Moscovici & co. onde non finire con l’ingaggiare un corpo a corpo?

Io direi semplicemente questo: fidatevi dell’Italia che è un grande Paese e finora ha sempre dato e poco ha ricevuto. L’alternativa è che l’Italia stacchi la spina all’Europa ma non conviene a nessuno, nemmeno ovviamente all’Europa che già deve occuparsi della Brexit e non può aprire un forte anche a Sud. Diverso è il discorso dei mercati, a loro non interessa la politica, saranno loro a decidere la nostra sorte, non certo Juncker o Moscovici dopo che il governo scoprirà le sue carte e presenterà la legge di Bilancio in Parlamento. Tria dovrà convincere chi gli compra il debito, non tanto e non solo la Commissione Europea, già in campagna elettorale, che il governo di cui fa parte è credibile.

Dica la verità, Tria doveva dimettersi? E il Colle ha fatto bene a intervenire, come si vocifera?

Ogni ministro giura sulla Costituzione, personalmente credo che in gioco c’è il destino di tutti, non solo di una parte politica o di un singolo ministro.


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