L’individuazione della terapia ottimale da parte del medico è – e deve essere – frutto di un’attenta valutazione nel tempo con la “finalità prioritaria di raggiungere il migliore equilibrio tra efficacia del trattamento, compliance e sicurezza”, spiega poi il paper. Per cui, non solo solo il medico può essere la sola persona atta alla definizione della terapia del soggetto in cura, ma, in caso di terapia già avviata e di pazienti già stabilizzati grazie alla terapia scelta “è importante garantire la continuità terapeutica”.
Peraltro, specifica il documento dell’Associazione delle imprese del farmaco, “L’informazione sulla scelta della terapia, sui relativi rischi e benefici deve essere chiara e completa”, – cosa che ad oggi spesso non accade – poiché “costituisce un elemento fondamentale nella comunicazione tra medico e paziente per il suo coinvolgimento nel percorso di cura”.
Sancita, infine, la rilevanza dell’uniformità di garanzia dell’autonomia prescrittiva del medico sull’intero territorio nazionale, come ribadito più volte dal Consiglio di Stato. Ridurre le disuguaglianza di accesso alle cure, ad oggi diffusa, tra cittadini di diverse Regioni, deve essere una delle priorità del nostro sistema sanitario, che spesso costringe i malati a doversi trasferire, in condizioni di salute non ottimali, per poter ricevere la terapia più efficace.