“Oggi ricorrono i 10 anni dalla morte del Presidente Giulio Andreotti, politico cattolico, padre costituente, parlamentare per 68 anni, sette volte premier, ventisette volte ministro […] Per comprendere il nostro presente, abbiamo bisogno di recuperare la cultura politica di personalità come Giulio Andreotti, che hanno costruito l’Italia e l’Europa”.
Inizia così la lettera di Angelo Chiorazzo, fondatore della cooperativa Auxilium al quotidiano Avvenire. Second lui, di fronte al caos in cui è sommersa gran parte del mondo, molti intellettuali che sono stati critici su Andreotti “hanno ripensato con nostalgia alla sua politica estera, nella quale il dialogo, la mediazione, la ricerca del ‘minimo comune multiplo’ erano regola e metodo”.
Chiorazzo ricorda che il professor Andrea Riccardi ha scritto più volte che “Andreotti fu un vero uomo di pace e che la sua arma, anche quando era ministro della Difesa, era il negoziato. Un uomo convinto che la trattativa sia sempre possibile, con una grande capacità di stabilire rapporti politici e personali”. Il suo capolavoro politico? I Trattati di Maastricht, “che avrebbero dovuto accelerare l’unificazione politica dell’Europa e aprire una nuova stagione di rapporti con i Paesi dell’ex blocco sovietico, compresa la Russia”.
Tante, dunque, le lezioni di Andreotti: la prima è che non si governa da soli: “Andreotti è stato al centro di tante riforme positive per il nostro Paese, ma era lontanissimo dal mito dell’uomo solo al comando, una narrazione che pervade gran parte della politica attuale, sempre alla ricerca di un nuovo salvatore della patria”.
Foto: Umberto Pizzi (riproduzione riservata)