Questa mattina è stato presentato a Roma presso la sala “Nilde Iotti” della Camera dei Deputati il volume scritto dal decano dei politologi italiani Giorgio Galli e dallo studioso di intelligence Mario Caligiuri dal titolo “Come si comanda il mondo. Teorie, volti, intrecci” edito da Rubbettino.
A fare gli onori di casa il Questore Stefano Dambruoso, mentre i lavori sono stati coordinati dall’editore Florindo Rubbettino che ha evidenziato che il tema del libro finora non è stato mai affrontato in termini scientifici, ponendo in rilievo il peso delle èlite finanziarie che sono non elette ma cooptate e largamente sconosciute. La prima relazione è stata tenuta dal direttore del Centro Studi Americani Paolo Messa che ha evidenziato come il lavoro di Galli e Caligiuri rappresenti uno strumento di riflessione che pone un appello al primato della politica, intesa quale strumento per ridurre le diseguaglianze sociali. In tale quadro – ha sostenuto – è cruciale il tema della responsabilità e della consapevolezza delle élite. Ha quindi posto in luce che l’idea suggestiva che il potere risieda esclusivamente in contesti non democratici non convince del tutto e ha invitato a riflettere su come vengono selezionate le élite cinesi e in che modo i fondi sovrani possano condizionare lo sviluppo economico degli Stati destinatari degli investimenti. Infine, ha introdotto il tema del finanziamento della politica, evidenziando come proprio negli Stati Uniti si stia riflettendo approfonditamente sul condizionamento determinato dal sostegno delle multinazionali.
Il secondo relatore è stato il sottosegretario alla giustizia Cosimo Ferri che ha parlato di un libro plurale e complesso che affronta un tema di straordinaria attualità poiché illumina realmente quello che c’è dietro le quinte del potere. Prima di tutto ha individuato la chiave di lettura pedagogica, che è ritenuta fondamentale per la ricostruzione della democrazia Si è poi soffermato su alcuni aspetti del volume: dal ruolo delle mafie e del riciclaggio nei mercati internazionali al debito pubblico che determina le politiche degli Stati, dalle spinte delle lobby nel determinare le leggi ai paradisi fiscali dove tutto si confonde, dai conflitti di interesse che caratterizzano le scambievoli élite economiche e politiche al ruolo strategico delle università nell’elaborazione di teorie che sostengono l’azione delle classi dirigenti. Infine, ha evidenziato che il testo approfondisce due filoni: la libertà di mercato -che determina il peso dell’economia nella società – e la debolezza della rappresentanza della democrazia. Ferri ha concluso ribadendo il valore etico della partecipazione consapevole dei cittadini per controllare chi comanda.
La parola è passata poi ai due autori. Giorgio Galli ha spiegato come l’idea del libro parta da lontano e cioè dalle teorie sulle élite di Mosca e Pareto attualizzate nell’evoluzione della società contemporanea. Oggi – ha sostenuto – non è vero che il potere sia nebuloso e difficile da individuare poiché risiede in gran parte nel nocciolo del capitalismo mondiale, identificato nei dirigenti apicali delle 50 multinazionali finanziarie individuate da uno studio del Politecnico di Zurigo, che è alla base del saggio presentato oggi. Galli ha aggiunto che “il nostro lavoro non intende demonizzare ma capire chi sono effettivamente le élite che determinano le scelte pubbliche di fondo, come si relazionano e come si formano”. Riprendendo la sollecitazione di Paolo Messa, si è soffermato su come gli strumenti dei partiti e delle multinazionali che sono stati inventati dalla democrazia rappresentativa dell’Occidente vengano adesso utilizzati in sistemi politici autoritari come quello cinese. Richiamando Pareto, che sosteneva che nella società potevano affermarsi sia “élite di mistici che di briganti”, ha identificato il moderno “Leviatano” di Hobbes nelle multinazionali, che si sono sviluppate dalla Compagnia delle Indie ad oggi. “Nella nostra società – ha spiegato – la distinzione tra pubblico e privato perde in gran parte la sua importanza poiché gli strumenti operativi sono identici”. Galli si è quindi soffermato sul finanziamento delle multinazionali che condizionano sia le scelte delle istituzioni politiche che le ricerche scientifiche e le visioni del mondo diffuse dalle università. Infine ha concluso che ieri il potere veniva in parte determinato dalle “7 sorelle” che erano le compagnie del petrolio dominanti mentre oggi probabilmente risiede nelle “5 sorelle” rappresentate dai principali colossi di Silicon Valley che condizionano l’informazione e le capacità di scelta del mondo politico.
Mario Caligiuri ha concluso il dibattito spiegando il significato di “un libro che è più libri” poiché tratta dell’efficienza della democrazia e della trasformazione del potere, del ruolo della propaganda e dell’influenza dell’economia, della formazione delle élite e della centralità dell’educazione. Ha quindi evidenziato che l’intenzione del volume, al di là del titolo “impegnativo”, è quello di estrarre “il segnale dal rumore” e cioè le tendenze sociali di fondo nell’eccesso della società della disinformazione, tenendo conto che la realtà è sempre davanti agli occhi di tutti. Ha detto che l’obiettivo del saggio è stato quello di mettere tutti insieme per la prima volta anche fatti notissimi per costruire uno scenario comprensibile, da contrapporre a quello inevitabilmente frammentato e distorto narrato dai media. Caligiuri ha ribadito che si tratta di un libro scritto per rendere più efficiente la democrazia rappresentativa, cogliendo la trasformazione del concetto di “cultura” che va specificandosi da conoscenza del passato in capacità di previsione del futuro. “In questo gioco degli specchi e in questa società delle ombre – ha sottolineato Caligiuri – si crea un corto circuito cognitivo in cui la realtà sta da una parte e la percezione della realtà dall’altra”. Infatti, ha ricordato che chi ha un forte potere di indirizzo sui destini del mondo non sono quelle persone che appaiono ogni giorno sulle televisioni o nei quotidiani ma quelle che gestiscono le società finanziarie globali. Sono persone, ha puntualizzato, che condividono gli stessi percorsi formativi e una comune visione del mondo e che orientano la loro azione per massimizzare il proprio profitto personale. In tale quadro ha ribadito la centralità della questione pedagogica che non appare affatto nel dibattito politico e nei programmi elettorali a pochi mesi del voto in Italia, mentre ha ricordato che è una priorità politica per tanti altri Paesi. Caligiuri ha concluso dicendo che è fondamentale la comprensione della realtà da parte dei cittadini anche attraverso strumenti educativi come l’intelligence che, identificando le informazioni rilevanti, contribuisce a fronteggiare la disinformazione dilagante: probabilmente uno dei problemi più gravi della società contemporanea.