Soddisfatti per la soglia di sbarramento al 3% sulla legge elettorale, per nulla contenti per l’esito della votazione alla Camera sul Jobs Act. Nuovo Centrodestra in fibrillazione per il testo rivisto del disegno di legge sul lavoro a Montecitorio, rispetto alla versione che era uscita dal Senato. Per questo Maurizio Sacconi, per conto di tutto il partito di Angelino Alfano, chiede spiegazioni per il passo indietro sull’articolo 18 e affila le armi per modificare in testo.
Stupisce l’infastidito stupore del Nuovo Centrodestra sulle ultime novità del Jobs Act, ha commentato su Formiche.net l’esperto Giuliano Cazzola. La riforma dell’articolo 18 entra nel disegno di legge delega della riforma del lavoro approvato ieri dalla Camera. I passi indietro criticati da alfaniani e montiani di Scelta Civica in verità – ha scritto il direttore di Formiche.net Michele Arnese – sono la prevedibile conseguenza di ondeggiamenti, slogan tonitruanti e testi vaghi sui quali finora si è discusso. Inoltre il risultato di ieri è anche l’effetto della volontà dei vertici del Pd di tendere una mano alla minoranza Pd e dunque cercare di disinnescare la dirompenza dello sciopero generale indetto dalla Cgil per il 5 dicembre.
Ecco i termini dell’accordo nel Pd che destano mugugni e perplessità in Ncd e in Scelta Civica. Per i licenziamenti disciplinari dichiarati nulli da un giudice, sarà previsto il reintegro nel posto di lavoro. Tutela reale (dunque reintegro) anche per quelli discriminatori. Indennizzo monetario, invece, per i licenziamenti dovuti a crisi dell’azienda.
Di seguito le foto di archivio di Pizzi con i principali esponenti del Nuovo Centrodestra che ora sono abbastanza attapirati per l’ultima versione del Jobs Act specie per quello che riguarda l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.