La strada per arrivare ad Amatrice è ripida e con molti tornanti a prova di stomaco. Dopo ogni curva le guglie di massi prendono le forme delle macerie, accumulate o lasciate lì come sono crollate. Prima di iniziare la salita si incontrano i tendoni che ospitano il personale medico e il banco per la distribuzione dei farmaci. Arrivati alla base del paese, abbattutto dal terremoto del 24 agosto scorso, sono appostati i camion dell’esercito e qualche tendone militare in veglia su un campo da calcio dismesso.
Si attraversa il ponte della Rinascita e viene spontaneo rallentare e così ci si accorge del cartello: “Oggi nasce una nuova vita”, riportando le parole del sindaco Sergio Pirozzi. Sembra di attraversare un ponte che unisce la terraferma alla terra tremata. Superato il ponte si arriva in cima, dove tutto è chiuso. L’unico negozio aperto è un bar, popolato principalmente da poliziotti e personale della croce rossa. È il 31 dicembre.
Si arriva in un piccolo spiazzo, che prima era l’incrocio tra più vie e che ora è diventato il centro cittadino: un paio di panchine, il bar con i tavolini all’aperto, un appena accennato viavai di gente che entra nel bar, chiede un caffè, dei panini confezionati oppure un pezzo di pizza arrivata da Casale Nibbi, un paesino poco più a ovest. Alla destra di questo nuovo, improvvisato, punto di ritrovo è tutto fracassato: in lontananza si scorgono il campanile e brandelli di muri ancora eretti. Questa parte è del tutto inaccessibile. Alla sinistra c’è una via, l’unica aperta, dove si trova la casa di riposo Minozzi, un’istituzione cittadina e una delle poche strutture rimaste in piedi insieme all’adiacente Chiesa dell’Assunta costruita negli anni ’60.
Tutt’intorno c’è qualche palazzo che fa capolino e altri che non hanno resistito e tra questi c’è qualche cancello aperto oppure un orto abbandonato. Guardando tra le mura o fra le macerie delle case si intravedono testiere del letto, termosifoni, pezzi di armadi con attaccate le figurine Panini.
Nel bar l’atmosfera era quella di un qualsiasi caffè di paese. Normale, sorridente, calma. La Rinascita.
(TESTO E FOTO DI SVEVA BIOCCA)