“Son passata dalle risaie agli affreschi. Che altro sognare?”. Non si contano le interviste rilasciate nel corso degli anni da Marta Marzotto, stilista, modella, e prima ancora mondina nelle risaie della Lomellina, morta il 29 luglio a Milano. Una vita che ne contiene altre 100 o 1000, fatta di viaggi, lavoro, amici e amori, tre grandi amori: il marito Umberto Marzotto, l’amore clandestino il pittore Renato Guttuso e poi Lucio Magri, intellettuale comunista malsopportato da Guttuso fino alla fine dei suoi giorni.
Intervistata da Marie Claire, Marta Marzotto ricorda la frase più bella che le sia stata scritta da Renato Guttuso, di cui è stata per 20 anni musa ispiratrice: “Sei il mio miele, il mio sangue, il mio respiro, il mio amore”. E del suo amore col pittore del partito comunista avrebbe voluto parlare, raccontare, far leggere a tutti. Un “amore vero. Un amore che non posso raccontare perché gli eredi dicono che anche le lettere d’amore facciano parte del lascito”, ha spiegato, perché all’ultimo, prima che Renato Guttuso morisse, lei fu esclusa da qualsiasi lascito, ma non solo: non poté vedere Guttuso prima della sua morte, non lo poté assistere durante la sua malattia.
“Voglio la verità sull’ignobile scippo alla morte di Renato Guttuso. Tremate, la strega è tornata”, disse sempre in una intervista. Il libro che raccoglie le lettere inviate da Guttuso alla sua “Martina” si intitola “Marta”, ed è fermo in Mondadori a causa di una diffida da parte dell’erede di Guttuso, Fabio Carapezza (adottato in punto di morte, su cui si apre un’altra storia di incertezze e misteri), il quale considera quelle lettere d’amore parte del lascito del Pittore, quindi di sua proprietà.
100, 1000 vite, non una sola, quella di Marta Marzotto, definita l’incarnazione della Dolce Vita da Umberto Pizzi che firma alcuni tra gli scatti più belli di Marta Vacondio, tra sorrisi, amici, amori e libertà.
Ecco le foto di archivio del Maestro Umberto Pizzi.