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Chi c’era alla presentazione del libro di Pier Luigi Celli all’Aniene. Foto di Pizzi

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Franco Bernabè e Alessandro Profumo
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Massimo Egidi e Brunetto Tini
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Pino Corrias e Filippo Ceccarelli
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Gianni Letta e Pino Corrias
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Giovanni Malagò
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Pier Luigi Celli
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Filippo Ceccarelli
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Brunetto Tini
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Pier Luigi Celli
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Giovanni Malagò e Franco Bernabè
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Filippo Ceccarelli, Pier Luigi Celli, Giovanni Malagò, Sabrina Florio, Marco Ferrante e Luca Dal Fabbro
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Michel Martone
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Michel Martone
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Marco Ferrante, Marina Govi e Filippo Ceccarelli
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Marina Govi e Giampiero Ruzzetti
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Michel Martone
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Micol Veller
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Pier Luigi Celli e Marina Govi
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Pier Luigi Celli e Marina Govi
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Pier Luigi Celli e Federico Coccia
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Marco Ferrante e Pier Luigi Celli
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Marco Ferrante e Pier Luigi Celli
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Marco Ferrante e Pier Luigi Celli
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Marco Ferrante e Pier Luigi Celli
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Pino Corrias, Filippo Ceccarelli e Sabrina Florio
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Sabrina Florio e Marina Govi
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Sabrina Florio e Federico Coccia
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Graziella e Sabrina Florio
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Graziella e Sabrina Florio
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Marina Govi

Al Circolo Canottieri Aniene presentazione del libro “Il potere, la carriera e la vita” di Pier Luigi Celli, edito da Chiarelettere. Insieme all’autore il giornalista e scrittore Filippo Ceccarelli, il presidente Snam Luca Dal Fabbro, il presidente del Coni e membro del Cio Giovanni Malagò, il giornalista e scrittore Marco Ferrante e il presidente di Anima per il sociale nei valori d’impresa Sabrina Florio.

La quarta di copertina del libro:

“Il potere può essere una malattia e bisogna essere capaci di guarirne. Parola di chi il potere l’ha gestito per molti anni essendo stato dirigente di Olivetti, di Eni, Enel, Unipol, Rai, Poste italiane, Luiss, e che in questo libro prova a raccontarsi e a rovesciare molti luoghi comuni sul mestiere del manager. La sua ricetta è diretta e sorprendente: mettere al centro le emozioni che, se ben governate, costituiscono la vera risorsa di una persona e di un’azienda. Per questo, secondo Celli, gli ambienti di lavoro devono essere concepiti in modo che “ognuno possa esprimersi al meglio secondo potenzialità e forme di intelligenza specifica”. Non è facile. C’è molto da svecchiare. Le logiche aziendali del Novecento fondate su gerarchie verticali e l’evidenza dei soli numeri come criterio decisionale fondamentale stanno rivelando tutta la loro incongruità. Le persone non sono numeri e “non è una scelta intelligente quella di usare gli uomini solo come macinatori di risultati”. Un libro che si legge con passione perché sincero e rivelatore, tra ricordi personali (la collaborazione con dirigenti come Tatò, Mincato, Cagliari, De Benedetti, Bernabé) e ricette per affrontare le grandi trasformazioni che stanno rivoluzionando il mondo dell’impresa. Ecco che cosa i “potenti” di oggi possono lasciare in eredità ai “potenti” di domani”.

(Foto: Umberto Pizzi-riproduzione riservata)


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