A Cernobbio, sul lago di Como, si sta svolgendo il Forum annuale Ambrosetti, dove tradizionalmente si riunisce il gotha della finanza mondiale, oltre ad illustri esponenti del mondo politico. Fra gli italiani, spiccavano il presidente del consiglio Paolo Gentiloni, il ministro degli esteri Angelino Alfano e la ministra della pubblica istruzione Valeria Fedeli. Presenti anche molti componenti di precedenti governi, da Mario Monti a Giulio Tremonti.
Rappresentate anche le principali istituzioni europee, a partire dalla Commissione, con la presenza di Pierre Moscovici e Margrethe Vestager. La Russia ha mandato il proprio vice primo ministro, Arkady Dvorkovic, e c’era anche l’olandese Geert Wilders, fondatore del Partito per la libertà.
E poi non mancavano i manager: da Renato Mazzoncini di Fs a Luca Lanzalone, presidente di Acea, passando per Emma Marcegaglia, presidente dell’Eni.
Particolarmente atteso il discorso di Paolo Gentiloni. Un discorso piuttosto ottimista sul futuro dell’Italia. “In questo contesto favorevole, anche se non privo di rischi, l’Italia arriva lasciando alle spalle la crisi più acuta che abbiamo avuto nel dopoguerra” ha detto. “L’Italia non è certo fuori dalle difficoltà, non ha risolto il problema del debito pubblico e del ritardo del Mezzogiorno. Tuttavia ci sono almeno tre punti evidenti, e il primo è il ritorno alla crescita”.
Il premier si è poi concentrato sulla ripresa della fiducia, “per me il più importante fra gli indicatori”, soprattutto perché era imprevedibile un anno fa, dopo la Brexit. “Da noi la crisi è stata più acuta – ha proseguito Gentiloni – Io non sono un presidente del consiglio che promette miracoli, perché i miracoli li fanno le famiglie e le imprese”. Il capo del governo ha definito “scandalosamente insufficiente la ripresa del lavoro, soprattutto nel Mezzogiorno, “tuttavia grazie alle riforme siamo arrivati a 23 milioni di occupati, che sono un record”.
Le foto di Sergio Oliverio/Imagoeconomica