A poche settimane dalla pubblicazione di “Le Persone e la fabbrica. Una ricerca sugli operai Fiat Chrysler in Italia” (Guerini NEXT), il Cnel ha riunito gli autori del libro – ma non solo – per parlare dei risultati della ricerca realizzata dalla Fim Cisl in collaborazione con il Politecnico di Milano e di Torino.
“Abbiamo fortemente promosso questa ricerca – dichiara il segretario generale della Fim, Marco Bentivogli – perché, solo chi non conosce una fabbrica moderna e il lavoro di un metalmeccanico, può negare che un lavoratore sia meno frustrato in una fabbrica con una migliore organizzazione, in un ambiente sano, sostenibile e vivibile. Un semplice coinvolgimento non basta più: il salto è quello della partecipazione dei lavoratori e del sindacato per affrontare e vincere la sfida della conciliazione virtuosa tra produttività e qualità del lavoro e di vita”.
Oggi, 29 febbraio, insieme a Bentivogli, nel cuore di villa Borghese, erano presenti Luciano Pero, docente di Organizzazione per il Mip Politecnico di Milano, che ha parlato insieme a Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl, Giorgio De Rita, nuovo segretario e direttore generale del Censis, Tommaso Nannicini, professore ordinario di economia politica all’Università Bocconi di Milano, e Luigi Covatta, direttore della rivista mensile Mondoperaio, media partner dell’evento.
L’analisi sulla “galassia Fiat”è durata due anni e ha visto come protagonisti operai e manager. La ricerca, infatti, ha studiato gli effetti sul lavoro e sui lavoratori del World Class Manifacturing (WCM), sistema di produzione adottato progressivamente a partire dal 2006 negli stabilimenti Fiat Chrysler.
“Una tra le cose più importanti venuta fuori dallo studio è stata l’emergere di una trasformazione della intermediazione, che grazie all’incremento della digitalizzazione, ha reso il rapporto manager-operaio quasi diretto”, ha affermato De Rita.”Siamo consapevoli – conclude Bentivogli– che, per non essere relegati alla marginalità o per non ridursi ad ostaggi delle trasmissioni televisive di intrattenimento, bisogna tornare tra i lavoratori, ascoltarli, studiare il loro lavoro, con il rispetto, l’attenzione e la curiosità di chi sa accantonare il proprio armamento di slogan per aprire la mente alle idee innovative”.
(Foto: Sveva Biocca)