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Bernabé, Dell’Aringa, Manghi e Tinagli presentano il libro del sindacalista Bentivogli. Le foto

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Stefano Cingolani
Carlo Dell’Aringa
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Carlo Dell’Aringa
tecnologia, Marco Bentivogli Maggio
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Marco Bentivogli
Stefano Cingolani e Marco Bentivogli
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Stefano Cingolani e Marco Bentivogli
Franco Bernabè
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Franco Bernabè
Stefano Cingolani
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Stefano Cingolani
Stefano Cingolani e Marco Bentivogli
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Stefano Cingolani e Marco Bentivogli
Stefano Cingolani dell'Irpef
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Marco Bentivogli
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Marco Bentivogli
Stefano Cingolani
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Bruno Manghi
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Bruno Manghi
Irene Tinagli
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Irene Tinagli
Carlo Dell’Aringa
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Bruno Manghi
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Bruno Manghi
Bruno Manghi
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Carlo Dell’Aringa
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Stefano Cingolani
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Franco Bernabè
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Franco Bernabè
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Franco Bernabè
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Bruno Manghi
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Bruno Manghi
Stefano Cingolani e Marco Bentivogli
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Stefano Cingolani e Marco Bentivogli
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Augusto Bisegna
Beppe Farina
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Nunzia Penelope
Irene Tinagli
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Irene Tinagli
Marco Bentivogli e Irene Tinagli
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Marco Bentivogli e Irene Tinagli
Irene Tinagli
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Irene Tinagli
Stefano Cingolani e Marco Bentivogli
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Stefano Cingolani e Marco Bentivogli
Beppe Farina
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Beppe Farina
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Beppe Farina
Stefano Cingolani sfide
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Stefano Cingolani
Irene Tinagli
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Marco Bentivogli
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Carlo Dell’Aringa
tecnologia, Marco Bentivogli Maggio
Stefano Cingolani e Marco Bentivogli
Franco Bernabè
Stefano Cingolani
Stefano Cingolani e Marco Bentivogli
Stefano Cingolani dell'Irpef
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Stefano Cingolani
Bruno Manghi
Irene Tinagli
Carlo Dell’Aringa
Bruno Manghi
Bruno Manghi
Carlo Dell’Aringa
Stefano Cingolani
Franco Bernabè
Franco Bernabè
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Bruno Manghi
Stefano Cingolani e Marco Bentivogli
Beppe Farina
Irene Tinagli
Marco Bentivogli e Irene Tinagli
Irene Tinagli
Stefano Cingolani e Marco Bentivogli
Beppe Farina
Beppe Farina
Stefano Cingolani sfide
Irene Tinagli
Marco Bentivogli
Marco Bentivogli
Marco Bentivogli
Marco Bentivogli

“Un primo atteggiamento di cui bisognerebbe sbarazzarsi è la tendenza ad autoincensarsi e autoassolversi” questa  la sincera autocritica  Marco Bentivogli, segretario generale Fim Cisl, nel corso della presentazione del suo libro Abbiamo rovinato l’Italia? Perché non si può fare a meno del sindacato, edito da Castelvecchi, che si è svolta lunedì 4 luglio alla Residenza di Ripetta a Roma. Un libro in controtendenza che riapre  il dibattito intorno al sindacato proprio nell’epoca in cui tanto va di moda la disintermediazione dei corpi sociali  intermedi.

Quello di Bentivogli ha sottolineato Bruno Manghi, in apertura, è un libro  scritto con il cuore  e senza pregiudizi che rifugge dall’autoflagellazione per non finire in derive pericolose: quella del sindacalista pigro e burocrate e quella del sindacalista reazionario che finisce per essere alla fine velleitario e innocuo.

Per Bentivogli il ruolo del sindacato si muove dentro “una fase di ascolto e di denuncia, ma anche quella della costruzione della proposta, deve avere responsabilità ed educare alla mediazione: prendere la rabbia e trasformarla in energia positiva, io ho provato a fare così, perché credo nella nostra funziona educativa”. Insomma, quello di Bentivogli è un sindacato che “valuta il merito” e sa dire anche dei sì. Come nel caso del referendum costituzionale di ottobre: “Noi siamo per fermare le lancette dello stomaco e diciamo ‘ragioniamo’: abbiamo chiesto per anni la riduzione dei parlamentari e la semplificazione dell’iter delle leggi e quando arrivano non sappiamo dire di si’?”.

Bentivogli di fronte a una platea di giornalisti, sindacalisti e di fan-operai  che al margine della presentazione si sono precipitati per avere un autografo sul libro appena uscito. “Voglio ringraziare Pietro D’Amore (presidente della Lit-Castelvecchi), perché mi ha chiesto di scrivere questo libro. Lui – conclude il sindacalista – ha accettato il mio modo di fare fuori dagli schemi, visto da altri come fuori moda”.

Il confronto, moderato dall’editorialista del Foglio e di Formiche.netStefano Cingolani, ha visto gli interventi di Carlo Dell’Aringa e Irene Tinagli, deputati ed economisti, del sociologo Bruno Manghi, che ha curato la prefazione del libro, e il manager e banchiere Franco Bernabé.

(Foto: Sveva Biocca @Svevabi)


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