Ormai l’arte è (anche) affare per privati. Dai mecenati, alle piccole aziende, dai grandi brand fino alle piccole donazioni da parte di comuni cittadini: sono questi i veri protagonisti di quello che è stato ribattezzato come il “Rinascimento del terzo millennio”. E per discutere di quanto l’Art Bonus, il credito d’imposta per le erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura e dello spettacolo, stia facendo per l’arte italiana, la società di Public Affairs Interest e l’associazione La Scossa hanno organizzato presso l’Universitas Mercatorum un incontro ieri, martedì 26 aprile, nella cornice di Palazzo Costaguti, dal titolo: “Art bonus e imprese: Il Rinascimento del Terzo Millennio”.
“Per ogni euro speso in cultura, ne torna 1,70 – ha affermato Michelangelo Suigo, presidente dell’associazione La Scossa -. Esempi come quello del restauro dell’Arena di Verona grazie al contributo di Unicredit, qui rappresentato da Maurizio Beretta – Head of Identity & Communications UniCredit S.p.A. – sono in aumento, ma purtroppo le grandi aziende impegnate nell’arte sono ancora poche”. Eppure, burocraticamente, contribuire al restauro sia “davvero semplice”, ha assicurato Carolina Botti, direttore centrale di Ales S.p.A, società in house del Mibact, “ci sono ancora dei nodi da sciogliere per facilitare le aziende a investire in cultura grazie all’Art Bonus”, ha detto Francesco Delzìo, direttore relazioni esterne di Atlantia e Autostrade per l’Italia. “Si favorisce il mecenatismo ma non progetti di marketing più ampi – ha chiosato Delzìo – e questo a causa di alcune soprintendenze italiane”.
(Foto: Sveva Biocca)