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Alessandro Beulcke, Marco Bentivogli, Giorgio Mulè e Chicco Testa all’Osservatorio Nimby Forum 2018. Le foto

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Marco Bentivogli
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Chicco Testa e Francesco Ferrante
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Giorgio Mulè
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Alessandro Beulcke
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Chicco Testa
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Stefano Ciafani e Francesco Ferrante
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Giorgio Mulè
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Roberto Della Seta e Francesco Ferrante
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Roberto Della Seta e Francesco Ferrante
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Luca Montani
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Luca Montani
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Luca Montani
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Sono stati presentati ieri i nuovi dati dell’Osservatorio Media Permanente Nimby Forum, il database nazionale che dal 2004 monitora la situazione delle contestazioni contro opere di pubblica utilità e insediamenti industriali in costruzione o ancora in progetto.

La XIII edizione dell’Osservatorio Nimby Forum ha introdotto un elemento di interessante discontinuità rispetto al passato: dopo anni di crescita il database segnala una riduzione nel numero assoluto degli impianti contestati che nel 2017 scendono a 317 contro i 359 censiti nel 2016, con un decremento dell’11,7%.
Sul totale delle opere contestate, 80 sono i casi emersi per la prima volta nel 2017, mentre i restanti 237 sono già presenti nel database Nimby, anche a partire dall’edizione 2004. Da questo punto di vista, si registra un decremento del circa 31,6%, rispetto ai 119 nuovi focolai apparsi nel 2016. Da un confronto con i permessi di prospezione e ricerca, dalle istruttorie di Via o Vas in corso, dagli iter autorizzativi avviati o in corso di avviamento, si deduce appunto che il calo di contestazioni è contestuale al calo di progetti in corso.

“La storia è ciclica e si ripete: per la seconda volta in 13 anni diminuiscono i casi di Nimby e per la seconda volta le motivazioni sono simili, segno che il Paese sta rallentando, quasi fosse vittima di un incantesimo.” – ha commentato Alessandro Beulcke, ceo Beulcke+Partners, l’agenzia che promuove l’Osservatorio Nimby Forum –. “Abbiamo notizia di una diminuzione del numero di procedure nazionali di Via, per cui vediamo un collegamento con la diminuzione delle contestazioni sui progetti verso cui tradizionalmente si esprime dissenso. Le imprese dinanzi a un quadro normativo incerto e a una politica spesso irresponsabile, che preferisce giocare con il consenso anziché governare il territorio, preferiscono investire altrove. Questo spiega l’ingente emorragia di capitali e la fuga di investimenti privati. È necessario ripartire dalla certezza del diritto, dall’ascolto attivo del territorio e da una politica più coraggiosa che non abbia paura di affrontare e gestire il malcontento, per investire davvero nella modernizzazione e lo sviluppo del Paese. Maggiore senso di responsabilità e confronto aperto sulla comunicazione: è l’unica ricetta per uscire dall’immobilismo.”

Presenti all’evento a Palazzo Wedekind di Roma Chicco Testa, Marco Bentivogli, Stefano Ciafani, Francesco Ferrante, Roberto Della Seta, Luca Montani e Giorgio Mulè.

(Foto: Imagoeconomica-riproduzione riservata)


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