La svolta non è solo nelle ambizioni, nelle parole chiave e nei temi affrontati, ma pure nelle scelte cromatiche. La Lega di Matteo Salvini – sempre meno padana nonostante la conferma di un appuntamento tradizionale come il raduno di Pontida – ormai si è data al blu, il colore che più di ogni altro richiama all’identità italiana, non a caso utilizzato anche dalla nazionale di calcio e non solo. Del verde delle origini – il simbolo per eccellenza delle rivendicazioni autonomistiche del Carroccio di Umberto Bossi – non restano che pochi isolati segnali. Qualche maglietta, qualche striscione, qualche bandiera con il simbolo della Padania. Ma per il resto la rivoluzione è servita, come è emerso chiaramente durante l’incontro che si è svolto ieri nella capitale lombarda del leghismo.
Da Pontida a Pontida verrebbe da dire. Dalla richiesta di più autonomia – e persino dell’indipendenza – per le regioni del Nord Italia a un movimento nazionale e nazionalista chiaramente posizionato a destra. Le cui parole d’ordine oggi – al netto dei referendum consultivi che si svolgeranno in Veneto e Lombardia il prossimo 22 ottobre – sono profondamente cambiate. Come del resto il colore di riferimento: lo stesso blu – ma più intenso – che solitamente accompagna le uscite pubbliche di Forza Italia (basta guardare le foto della tre giorni di Fiuggi organizzata da Antonio Tajani per rendersene conto), con qualche spruzzata di bianco. Una scelta cromatica ben precisa che il segretario della Lega ha voluto rimarcare in ogni modo: con le sue consuete felpe, con le bandiere, i cappellini e pure con il palco, dove campeggiava ovunque e ben visibile la scritta Salvini premier. Tra i principali esponenti leghisti di oggi e di ieri, solo il governatore lombardo Roberto Maroni ha provato a tenere duro con il tradizionale verde. Ma lui – come del resto Luca Zaia, che però ha optato per un abbiglamento più neutro – doveva comunque sostenere le ragioni del sì al prossimo referendum consultivo e, quindi, in qualche modo richiamare le origini autonomistiche della Lega.
Il primo raduno di Pontida nel quale non abbia preso la parola dal palco il fondatore Umberto Bossi: il segno evidente che per il Carroccio si è chiusa un’epoca lunga trent’anni.
(Foto di Sergio Oliverio/Imagoeconomica/Riproduzione riservata)