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Boccia, Zingaretti e Tajani. Le facce di Unindustria 2018

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Vincenzo Boccia
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Vincenzo Boccia
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Vincenzo Boccia
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Vincenzo Boccia
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Vincenzo Boccia
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Vincenzo Boccia e Fulvio Conti
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Vincenzo Boccia, Antonio Tajani e Maurizio Stirpe
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Vincenzo Boccia e Maurizio Stirpe
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Roberta Lombardi
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Maurizio Stirpe e Nicola Zingaretti
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Vincenzo Boccia
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Maurizio Stirpe e Filippo Tortoriello
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Antonio Tajani
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Antonio Tajani
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Antonio Tajani
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Antonio Tajani
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Antonio Tajani e Vincenzo Boccia
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Antonio Tajani e Vincenzo Boccia
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Vincenzo Boccia e Filippo Tortoriello
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Vincenzo Boccia e Filippo Tortoriello
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Vincenzo Boccia e Filippo Tortoriello
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Antonio Tajani e Filippo Tortoriello
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Filippo Tortoriello
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Filippo Tortoriello
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Filippo Tortoriello e Aurelio Regina
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Filippo Tortoriello e Nicola Zingaretti
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Filippo Tortoriello e Nicola Zingaretti
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Nicola Zingaretti e Vincenzo Boccia
confindustria

La platea dell’assemblea generale di Unindustria era di quelle ricche, circa un migliaio di piccoli e grandi imprenditori ad ascoltare gli interventi, in sequenza, del presidente Filippo Tortoriello, del numero uno di Confindustria, Vicenzo Boccia, del governatore del Lazio e candidato alla guida del Pd, Nicola Zingaretti, e del presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani. Ma anche manager come Aurelio Regina. Un unico filo conduttore, la manovra.

Quando ieri sera è stata approvata la manovra, il grosso delle relazioni approntate per l’assemblea era già pronto per la lettura. Nella notte è stato giocoforza aggiornare i testi per infilarci più di una considerazione sulla prima ex Finanziaria colorata gialloverde. Il governo poteva fare peggio, certo, ma anche molto meglio. Non è in discussione tanto il menù approntato da Salvini e Di Maio, reddito di cittadinanza, pensioni e pace fiscale. Quanto l’architettura stessa della manovra, che con ogni probabilità verrà bocciata dall’Ue a fine novembre. Troppi soldi presi a deficit in cambio di poco pil. Insomma, più uscite che entrate e questo alle imprese non piace come non dev’essere piaciuta l’assenza di rappresentanti di governo.

Per questo quando il presidente di Unindustria Tortoriello ha detto che nella manovra c’è un problema di sostenibilità finanziaria, non ha fatto altro che dare il là alle considerazioni di Boccia. “Abbiamo sempre sperato che questo governo puntasse sulla crescita ed evitasse delle battute del tipo ‘ce ne freghiamo dello spread’. Ma così non è stato. Peccato perché il governo di un Paese con 2.300 miliardi di debito pubblico dovrebbe invece occuparsene eccome.  Solo un punto percentuale di spread vale 20 miliardi a regime, quindi bisogna preoccuparsi dello spread. Consiglierei a chi governa di preoccuparsi dello spread, lo dico nell’interesse di chi deve finanziare il debito pubblico”, ha attaccato Boccia. “La crescita significa essenzialmente sostenibilità di una manovra e apertura di cantieri non chiuderli. Parlo al governo: se volete crescere dovete aprire i cantieri, dovete tenere aperta la Tav, dovete tenere aperto il Tap, punto. Crescita significa aprire, non chiudere, dismettere!”.

(Foto Imagoeconomica – riproduzione riservata)

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