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Caltagirone, Debenedetti, Gros-Pietro, Imbert, Marcegaglia e Micheli alla presentazione del libro di Bertoldi e Corsico

EMMA MARCEGAGLIA
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Emma Marcegaglia
ANDREA ZAPPIA
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Andrea Zappia
FRANCO DEBENEDETTI
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Franco Debenedetti
FRANCO DEBENEDETTI
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Franco Debenedetti
FEDERICO IMBERT
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Federico Imbert
AZZURRA CALTAGIRONE
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Azzurra Caltagirone
FRANCO DEBENEDETTI
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Franco Debenedetti
FRANCESCO MICHELI
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Francesco Micheli
Fabio Corsico
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Fabio Corsico
EMMA MARCEGAGLIA
ANDREA ZAPPIA
FRANCO DEBENEDETTI
FRANCO DEBENEDETTI
FEDERICO IMBERT
AZZURRA CALTAGIRONE
FRANCO DEBENEDETTI
FRANCESCO MICHELI
Fabio Corsico

Esiste un vantaggio potenziale nell’impresa di famiglia, quello di avere alla guida un manager con uno sguardo più lungo. A dirlo durante un dibattito organizzato ieri dalla Fondazione Corriere sul libro di Bernardo Bertoldi e Fabio Corsico, dal titolo “Manager di famiglia”, è stato l’economista Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo e autore della prefazione del volume edito dal gruppo Sole 24 ore.

All’incontro moderato da Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, hanno partecipato oltre agli autori, anche il presidente dell’Eni Emma Marcegaglia, l’ad di Sky Andrea Zappia e di De Agostini Lorenzo Pellicioli. In sala anche l’editore Azzurra Caltagirone, l’economista Franco Debenedetti, il banchiere Federico Imbert e il finanziere Francesco Micheli.

In un articolo del Corriere della Sera si riportano i commenti dei principali relatori: “Per Zappia, che ritiene di avere ‘il privilegio di lavorare per un’azienda come Sky, familiare ma che si misura con il mercato’, il segreto è miscelare “l’ambizione e la concretezza del fondatore al pragmatismo di non innamorarsi delle scelte fatte, anche quelle non buone’. Per Marcegaglia ‘non è vero che le imprese familiari crescono meno, forse ciò avviene in parte in Italia. L’importante è che anche quando ci si affida a manager esterni si riesca a far recepire i valori dell’azienda familiare’. E per Pellicioli ‘il capitalismo familiare, essendo un sottosistema dell’azionariato stabile, nel medio termine performa meglio dell’azionariato diffuso. Il vero valore è, appunto, la stabilità dell’azionariato. Perché eredi e manager sono fungibili, l’unico di cui non si può fare a meno è il fondatore dell’azienda”.

Leggi qui un estratto della prefazione scritta dall’economista Gian Maria Gros-Pietro

(Foto Sergio /Oliverio/ImagoEconomica)


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