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Chi c’era alla Camera ad ascoltare Conte. Le foto

Giuseppe Conte è pronto ad andare avanti alla guida del governo senza Italia Viva, appoggiato dalle “forze parlamentari che hanno sostenuto con lealtà l’esecutivo” e arricchito dalle “forze parlamentari volenterose, consapevoli delle difficoltà che stiamo attraversando e della delicatezza dei compiti”, “uomini capaci di rifuggire gli egoismi e di scacciare via la tentazione di guardare all’utile personale”. Il riferimento a Matteo Renzi è voluto. Il presidente del Consiglio non lo nomina mai nel corso delle comunicazioni in aula alla Camera (55 minuti, interrotti da 14 applausi), dove oggi si voterà la fiducia dopo l’uscita dei renziani, ma nomina gli attacchi “aspri” e “scomposti” del suo partito e dice chiaro e tondo che lo strappo non si ricuce.

“Arrivati a questo punto – sono le sue parole – non si può cancellare quel che è accaduto o pensare di poter recuperare quel clima di fiducia e quel senso di affidamento che sono condizioni imprescindibili per poter lavorare, tutti insieme, nell’interesse del Paese. Adesso si volta pagina”. Chi sosterrà dunque questo governo che, nelle parole di Conte, “intende perseguire un progetto politico ben preciso che mira a modernizzare il Paese”? “Chi ha idee, progetti, volontà di farsi costruttore insieme a noi di questa alleanza votata a perseguire lo ‘sviluppo sostenibile’, sappia che questo è il momento giusto per contribuire a questa prospettiva”. Volenterosi e costruttori, per riprendere le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel discorso di fine anno. “Sarebbe un arricchimento per questa alleanza poter acquisire anche il contributo politico di formazioni che si collocano nel solco delle migliori e più nobili tradizioni europeiste: liberale, popolare, socialista”.

L’appello è accorato: “A tutti coloro che hanno a cuore il destino dell’Italia, chiedo oggi: aiutateci. Aiutateci a ripartire con la massima celerità. Aiutateci a rimarginare al più presto la ferita che la crisi in atto ha prodotto nel ‘patto di fiducia’ instaurato con i cittadini”. Una crisi che “ha provocato profondo sgomento nel Paese”, che “rischia di produrre danni notevoli e non solo perché ha già fatto salire lo spread, ma ancor più perché ha attirato l’attenzione dei media internazionali e delle cancellerie straniere”. Una crisi, insiste Conte, che lo mette “a disagio” perché “non ravviso alcun plausibile fondamento”.

Come contropartita Conte assicura di “completare il confronto per definire un patto di fine legislatura e concordare insieme le condizioni e le forme più utili anche a rafforzare la squadra di governo”. Preannuncia che non intende mantenere la delega all’Agricoltura, il ministero lasciato da Teresa Bellanova, e promette che si avvarrà “della facoltà di designare un’autorità delegata per l’intelligence di mia fiducia”. Uno dei punti contestati da Renzi. Alle forze di centro, dove il premier spera di poter raccogliere più voti, Conte fa sapere che “il governo, nel rispetto delle determinazioni delle forze parlamentari, si impegnerà a promuovere una riforma elettorale di impianto proporzionale”.

(Testo: Askanews)
(Foto: Imagoeconomica)

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