Il Papa ha nominato 14 nuovi Cardinali. Tra le nuove porpore c’è Angelo Becciu, finora sostituto della segreteria di Stato, ma già destinato a sostituire Angelo Amato alle Cause dei Santi (oltre che delegato speciale della Santa Sede all’Ordine di Malta); Luis Ladaria, gesuita prefetto della Congregazione per la dottrina delle Fede, che tra le altre cose è responsabile dei dossier sui casi di pedofilia nella Curia; lo spagnolo Aquilino Bocos Merino, missionario claretiano membro della Congregazione per la vita consacrata.
Poi, com’è consuetudine, il nuovo vescovo vicario di Roma, Angelo De Donatis. E ancora l’elemosiniere del Papa, il polacco Konrad Krajewski, braccio di Bergoglio in tutte le attività caritatevoli per i poveri e i senzatetto. L’altro italiano è il simbolo del terremoto, il vescovo dell’Aquila Giuseppe Petrocchi; c’è poi l’iracheno Luis Raphael I Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, che ha studiato a Mosul, regione del mondo in cui i cristiani subiscono pesantissime persecuzioni, così come per Joseph Coutts, indiano ma arcivescovo di Karachi, in Pakistan.
E Antonio dos Santos Marto, vescovo di Fatima, in Portogallo, molto cara a Francesco, che ha portato alla santificazione i pastorelli delle apparizioni mariane. Tra i 14 anche il peruviano Pedro Barreto, filosofo gesuita e parroco, arcivescovo di Huancayo, minacciato di morte per il suo impegno contro le attività estrattive in Amazzonia; il messicano Sergio Obeso Rivera, arcivescovo emerito di Xalapa e il boliviano Toribio Ticona Porco, prelato emerito di Corocoro; l’africano Desiré Tsarahazana, arcivescovo di Toamasina, in Madagascar; il vicepresidente della conferenza episcopale giapponese, Thomas Aquinas Manyo, arcivescovo di Osaka, ma inizialmente incardinato a Nagasaki ed ex vescovo di Hiroshima.