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Catia Bastioli, la donna dei sacchetti di plastica bio, in 41 foto

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Catia Bastioli - Imagoeconomica
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Catia Bastioli - Imagoeconomica
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Catia Bastioli - Imagoeconomica
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Catia Bastioli e il ministro Maurizio Martina- Imagoeconomica
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Catia Bastioli e Maria Patrizia Grieco - Imagoeconomica
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Catia Bastioli ed Emma Marcegaglia - Imagoeconomica
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Catia Bastioli - Imagoeconomica
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Catia Bastioli - Imagoeconomica
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Matteo Renzi, Catia Bastioli e Matteo Del Fante - Imagoeconomica
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Catia Bastioli - Imagoeconomica
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Catia Bastioli e Marco Lavazza - Imagoeconomica
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Catia Bastioli - Imagoeconomica
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Catia Bastioli - Imagoeconomica
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Maurizio Gentile, Catia Bastioli e Matteo Del Fante - Imagoeconomica
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Catia Bastioli - Imagoeconomica
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Catia Bastioli - Imagoeconomica
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Catia Bastioli - Imagoeconomica
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Catia Bastioli - Imagoeconomica
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Catia Bastioli - Imagoeconomica
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Catia Bastioli - Imagoeconomica
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Catia Bastioli e Matteo Del Fante - Imagoeconomica
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Catia Bastioli e Oscar Farinetti - Imagoeconomica
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Catia Bastioli e Oscar Farinetti - Imagoeconomica
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Catia Bastioli e Luigi Ferraris - Imagoeconomica
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Catia Bastioli - Imagoeconomica
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Catia Bastioli - Imagoeconomica
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Catia Bastioli e Gaetano Maccaferri - Imagoeconomica
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Catia Bastioli e Kate Raworth - Imagoeconomica

Continua la polemica d’inizio anno sui sacchetti di plastica bio. In un’intervista pubblicata oggi sul Corriere della sera, Catia Bastioli, amministratrice delegata del gruppo Novamont, si è detta sconcertata per il dibattito sulle buste in Mater-Bi, materiale biodegradabile realizzato dalla sua azienda. “Forse avremmo dovuto investire altrove. Per trasformare impianti vecchi in gioielli nella produzione di granuli da amido di mais e oli naturali – ha detto -. Avremmo dovuto evitare di metterci 500 milioni, spendere risorse in ricerca per brevettare una tecnologia senza eguali. Avremmo dovuto evitare di assumere personale qui, nel nostro Paese”.

Per Bastioli, che si possa connotare politicamente la volontà del governo di recepire una direttiva comunitaria evidenza a che punto si è arrivati in Italia: “Fare carne da macello, per finalità prettamente elettorali, di un brevetto nostro e di una tecnologia patrimonio per il Paese a livello mondiale, offende il lavoro di questi ultimi venti anni”.

Bastioli è presidente di Terna; nomina di una società a controllo pubblico che è arrivata quando al governo c’era l’ex premier Matteo Renzi. Su questo, Bastioli ha detto al Corriere che ha accettato dopo grandi perplessità: “Me l’hanno chiesto più volte. Ero scettica. Col senno di poi sono orgogliosa di quello che abbiamo costruito. Ho compreso la necessità di una contaminazione tra energia, chimica, agricoltura. È la rivoluzione dell’economia circolare”.

A difesa dell’innovativo brevetto italiano, il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, ha detto al quotidiano La Repubblica che l’Italia è l’unica in Europa “a varare una riforma simile e ne andiamo fieri. Siamo una penisola, sentiamo forte il pericolo della plastica in mare. Abbiamo fatto una serie di provvedimenti che ci pongono come esempio nel mondo […] Sacchetti da casa? Solo se sono contenitori nuovi. È l’interpretazione che darà il ministero della Salute nei prossimi giorni. Le norme igienico-sanitarie non cambiano. Io rivendico la bontà del provvedimento ambientale: ho fatto una scelta chiara e trasparente per evitare abusi, e ne assumo la titolarità. Oggi il consumatore sa quanto paga: tra 1 e 2 centesimi, cifra irrisoria in un anno. Se non avessimo fatto la scelta di metterlo in chiaro, il costo sarebbe finito nel prezzo di vendita. L’aumento poteva anche essere molto più elevato, e c’è un dovere di trasparenza verso il consumatore”. Su Bastioli e la Novamont, il ministro ha detto che “non sono amici di Renzi: sono amici dell’Italia”.

(Foto Imagoeconomica-riproduzione riservata)



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