Uscire dai canali tradizionali del turismo, quelli per intendersi con il baricentro nelle città d’arte, per portare i visitatori in un’altra dimensione: i borghi, i territori meno conosciuti ma ricchi di tradizioni, a cominciare dall’artigianato. Non solo musei, statue, piazze o fontane, ma anche botteghe, fattorie, laboratori e buona tavola. Dalla ceramica di Vietri al vetro di Murano, passando per la carta di Fabriano fino all’oro di Vicenza e all’alabastro di Volterra. Una nuova forma di turismo che punta a mettere in contatto il meglio del saper fare italiano, con la valorizzazione dei territori.
Possibile? Certamente, come emerso dal convegno Dalla tradizione al turismo: il nuovo volto dei distretti del made in Italy, organizzato da Formiche, in collaborazione con Airbnb, ministero del Turismo e Cna, alla Lanterna, a due passi da Via del Corso. A fare gli onori di casa, oltre al direttore di Formiche.net, Giorgio Rutelli, il ministro per le Imprese e il made in Italy, Adolfo Urso, che ha fornito ai convenuti un indirizzo di saluto non certo privo di spunti interessanti. Tra i partecipanti, Alberto Gusmeroli, presidente della commissione Attività produttive, Commercio e Turismo, Ylenia Lucaselli, deputato e membro della commissione Bilancio, Valentina Reino, head of public policy and campaign di Airbnb, Stefano Locatelli, vicepresidente dell’Anci, Giacomo Trovato, country manager per l’Italia e il Sud Europa di Airbnb, Gianluca Caramanna, delegato per il ministero del Turismo e responsabile per Fratelli d’Italia e Cristiano Tomei, responsabile nazionale Cna Turismo e commercio e Ivana Jelinic, ad di Enit. Immancabile l’obiettivo di Umberto Pizzi.
(Foto di Umberto Pizzi – riproduzione riservata)