“Come è possibile che il governo di Bettino Craxi sia ricordato come tra i più vicini agli Stati Uniti eppure abbia attraversato anche momenti di altissima tensione con i partner oltreoceano a partire dalla crisi di Sigonella e da quella della Libia?”. Questo il quesito, posto dal professor Leopoldo Nuti all’apertura dei lavori del convegno “La crisi libica dall’Operation Eldorado Canyon del 1986 ai giorni nostri – Una sfida per l’Europa”, promossa dalla Fondazione Bettino Craxi che si è svolta a Roma giovedì 26 maggio nella sede della Rappresentanza in Italia della Commissione europea.
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“L’inizio del governo Craxi nell’83 coincide con la fase più grave della guerra fredda dopo la crisi di Cuba – continua il professor Nuti – e l’Italia riesce a inserirsi nel dialogo Usa-Urss anche con un occhio anche verso il medio-oriente. Craxi, nell’84, propone all’Urss una pausa nello schieramento degli euromissili, fa visita a Reagan e, nel dicembre dello stesso anno, incontra il leader dell’Olp Yasser Arafat“. Craxi, rispetto ai leader precedenti, volava talmente tanto che l’aereo dello stato maggiore dell’ Aeronautica veniva chiamato il “Palazzo Chigi volante”.
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Tra uditori e relatori, nel corso della mattinata, erano presenti anche i professori Francesco Lefebvre, Massimiliano Cricco e Federico Cresti, Luca Micheletta e Arturo Varvelli, l’ambasciatore Antonio Badini, l’ex ministro Margherita Boniver, e la figlia dell’ex premier Craxi, Margherita.
(Foto: Sveva Biocca @Svevabi)