Si è tenuto presso l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede e il Sovrano Militare Ordine di Malta il convegno Chiara Lubich e l’Economia di Comunione: il percorso di una profezia, organizzato in collaborazione con il Movimento dei Focolari. Sono intervenuti monsignor Giovanni Angelo Becciu, sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato di Sua Santità, Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, Luigino Bruni, professore ordinario di Economia all’Università Lumsa di Roma, Leonardo Becchetti, professore ordinario di Economia all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Simona Rizzi, presidente del Consorzio Tassano Servizi Territoriali. L’incontro sarà moderato da Paola Severini Melograni.
Il convegno, nel decennale dalla morte di Chiara Lubich, è stato l’occasione per un momento di riflessione dedicato all’Economia, “dopo quest’ultimo decennio di profondissima crisi economica e sociale e di crescita impetuosa dell’oriente del mondo, crisi che ha mutato in molti Paesi occidentali i paradigmi delle relazioni industriali e del mercato del lavoro. Da qui l’emersione del rapido peggioramento della qualità del lavoro e della divaricazione crescente tra i pochi sempre più ricchi ed i molti sempre più poveri e sempre più indifesi di fronte al deteriorarsi delle regole e dell’etica sui mercati”, ha ricordato l’Ambasciatore Pietro Sebastiani.
“Occorre rilanciare la dimensione profetica dell’Economia di Comunione che non è solo economia civile ma è fortemente legata all’esperienza spirituale della fondazione che le ha dato Chiara Lubich. Questo vuol dire non dimenticare i poveri, stare di più nelle periferie, nelle fratture, in quei luoghi dove la vita e l’economia rinascono ogni giorno…” ha affermato il professor Bruni.
Già nel 1998, nella motivazione del riconoscimento dato a Chiara Lubich dall’allora presidente della Repubblica Federale del Brasile, Fernando Henrique Cardoso, l’Economia di Comunione veniva riconosciuta come “una forma innovatrice ed efficace di lotta contro la povertà e l’esclusione. Le imprese considerate come comunità di persone sono chiamate a passare dalla cultura dell’avere alla cultura del dono, dall’economia del consumo all’economia di comunione. La strategia commerciale di queste imprese ha una funzione sociale ben chiara, poiché i loro obiettivi sono incentrati sull’uomo, non avendo come unico criterio il rendimento del capitale investito”.
Foto di Umberto Pizzi – riproduzione riservata