In Versiliana, alla festa del Fatto Quotidiano, quest’anno spiccavano due personaggi molto diversi. Il primo è il deputato grillino Alessandro Di Battista, il secondo è il ministro dell’interno Marco Minniti.
Due soggetti al centro dell’attenzione ma per motivi opposti: se la presenza di uno dei big del Movimento 5 Stelle, a casa di un giornale “amico” (o quantomeno non nemico) si dava per scontata, lo stesso non può dirsi di Minniti, che infatti ha salutato il pubblico con un sottile “apprezzerete un certo sprezzo del pericolo nel venire qui”.
In realtà di pericoli Minniti non ne correva molti, considerato che il giornale di Travaglio, soprattutto negli ultimi mesi, ha espresso un apprezzamento per certi versi sorprendente sull’operato del ministro dell’interno, in particolare rispetto alle mosse sulle Ong.
Ovviamente su palco in Versiliana, su cui sedevano anche Milena Gabanelli e Furio Colombo, si è parlato molto di immigrazione. Minniti, risponendo al moderatore, il vicedirettore del Fatto Stefano Feltri, ha tenuto la linea che aveva tracciato nelle scorse settimane, una linea che ha fatto storcere molti nasi, soprattutto a sinistra, anche dento il Pd. “Esistono i diritti di chi è accolto, ma anche quelli di chi accoglie – ha detto Minniti – Non c’è un legame fra terrorismo e immigrazione, ma tra terrorismo e mancata integrazione”. A proposito di integrazione, il ministro ha annunciato che sarà varato a breve “un piano nazionale”. Positive le statistiche: nel 2017, ha spiegato il titolare degli Interni, si sono registrati “solo” 99mila sbarchi, in calo rispetto allo scorso anno. Merito certo degli accordi stretti da Minniti con le autorità libiche, anche se i numeri restano freddi e la frenata negli sbarchi non significa che il dramma dei migranti sia stato debellato. L’ha fatto notare Colombo: “I migranti che restano in Libia (stipati nei campi profughi, ndr) sono la nuova Shoah”.
Diverso il clima nell’incontro con Di Battista, che ha parlato di temi più legati al palazzo. Significativa la sua risposta, decisamente interlocutoria, a chi gli ha chiesto se parteciperà alle primarie del M5S, dove il candidato favorito – oltre che unico, almeno per ora – resta Luigi Di Maio: “Saprete a tempo dovuto quello che farò”, ha detto Di Battista. A Di Maio, che sabato era a Cernobbio al meeting Ambrosetti con il gotha della finanza mondiale, Di Battista ha lanciato una frecciatina “io sono più per la piazza, ma Montanelli diceva che è giusto incontrare chiunque”.
L’ospite ha quindi parlato del limite dei due mandati del M5S, ribadendo che “dieci anni per me sono il massimo”. E sulle alleanze è stato tranchant, sbattendo l’ennesima porta in faccia a Pierluigi Bersani: “Me lo chiedete ancora? Non ci alleiamo con nessuno”.
Le foto di Benvegnù Guaitoli/Imagoeconomica