Si è conclusa al Senato l’approvazione del cosiddetto decreto dignità: il testo è passato con 155 voti favorevoli, 125 contrari e 1 astenuto. L’Aula si è espressa sul testo che era uscito dalla Camera e l’approvazione è dunque definitiva: si attende solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del provvedimento nella sua versione finale. Palazzo Madama ha dunque confermato le modifiche al capitolo del lavoro, come l’estensione degli incentivi alle assunzioni di “under 35” fino al 2020, una più estesa applicazione dei voucher nelle attività ricettive e una “fase transitoria” che esclude fino al 31 ottobre le strette sui contratti a termine. Caotico il via libera, tra i cori e i richiami della presidente Elisabetta Casellati: “Questo non è un asilo”.
Prima del voto finale, i singoli schieramenti erano intervenuti per anticipare la loro intenzione. “Se l’intento era quello di andare verso la decrescita felice, forse ci state riuscendo. Le piccole imprese stanno reagendo con rabbia a questo decreto che impone lacci e lacciuoli. Questa non è dignità, è creare complicazioni alle imprese”, ha rimarcato in Aula Andrea De Bertoldi, di Fratelli d’Italia. “Aumenterà la disoccupazione. Questo è il decreto della disoccupazione, e così andrebbe chiamato. La nostra visione era più complessa, e parlava di percorso formativo scuola-lavoro, incentivi agli investimenti tecnologici, agevolazioni per i contratti indeterminati. Avete messo in piedi invece un meccanismo infernale che lega le mani alle imprese e alimenterà il lavoro nero”, ha incalzato Andrea Marcucci, capogruppo del Pd.
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