Ennesima puntata del duello senza esclusione di colpi tra Renato Brunetta e Vittorio Feltri. Dopo essersi scontrati a inizio settembre in merito al ruolo di Stefano Parisi nel centrodestra, il direttore editoriale di Libero e il capogruppo di Forza Italia alla Camera sono tornati a cantarsela di santa ragione nel week end appena trascorso.
La goccia che ha fatto traboccare (di nuovo) il vaso è stato un articolo pubblicato sabato dal quotidiano, a firma di Mattias Mainiero e intitolato “L’ira funesta di Brunetta danneggia solo Forza Italia“. Dalle colonne di Libero lo scontro si è immediatamente spostato su Dagospia che – nelle 36 ore successive – ha ospitato lo scambio di accuse reciproche tra Brunetta e Feltri.
A innescarlo è stato l’esponente azzurro che nel rispondere a Libero ha annunciato immediata querela. Scrive Brunetta: “Capisco la nuova ragion politica di Libero, che costringe il vostro giornale ad attaccare il maggior fautore, nel centrodestra, del No al referendum, per la vostra scelta editoriale di schierarvi a favore di Renzi dopo anni di critiche al suo governo e alla sua schiforma. Capisco tutto, i soldi, gli interessi, la sanità nel Lazio, i fondi per l’editoria gestiti da Lotti, ma questo non è giornalismo“. E ancora: “Liberi comunque di cambiare opinione su tutto, ma non è accettabile il dileggio, l’insulto a prescindere, la demonizzazione. L’accusa, per uno che è presidente di un gruppo parlamentare di opposizione, di fare opposizione dura in Parlamento. Non è accettabile il Metodo Boffo, di cui Feltri è inventore e, in passato, esecutore protagonista. Tutto ció mi ripugna. È un vero e proprio ricatto che cerca di condizionare la mia libertà politica. Non ci riuscirete“.
Accuse a cui Feltri ha fatto seguire una replica breve ma netta: “Caro Dago mi stupisco che tu pubblichi i deliri di Brunetta su di me, che non ho mai scritto una riga su di lui considerandolo indegno della mia attenzione. Il signorino capogruppo (gruppo si fa per dire trattandosi di quattro gatti, anzi cani) annuncia querela contro di me senza dire per quale motivo, visto che non mi sono mai occupato della sua trascurabile personcina“.
Il botta e risposta è stato chiuso, almeno per ora, dall’esponente azzurro, che ha sottolineato come Feltri – nel rivolgere a Brunetta e agli altri membri del gruppo di Forza Italia alla Camera l’appellativo di “cani” – abbia finito per utilizzarlo anche nei confronti del suo editore Antonio Angeluccci, deputato del partito fondato da Silvio Berlusconi e in buoni rapporti con Denis Verdini: “Questo schifoso modo di fare viene chiamato Metodo Boffo. Che oggi Feltri continua ad usare contro la mia persona e contro i 50 deputati che mi onoro di presiedere, e che lui chiama cani (tra di loro anche un certo Angelucci, suo generoso editore, non sappiamo ancora per quanto)“.
Ecco le foto di Renato Brunetta e Vittorio Feltri, protagonisti di un duello praticamente infinito.
(Foto di Umberto Pizzi e Imagoeconomica/Riproduzione Riservata)