Analista nei temi della difesa e della sicurezza, capitano della riserva selezionata dell’Esercito e vice direttore del master in Intelligence e sicurezza della Link Campus University. È Elisabetta Trenta il ministro della Difesa del governo Salvini-Di Maio.
Cinquant’anni, la Trenta ha servito in Iraq tra il 2005 e 2006 come political advisor del ministero degli Esteri, in Libano nel 2009 come country advisor per il ministero della Difesa nella missione Unifil, ed è stata responsabile di un progetto in Libia per il reintegro degli ex-combattenti. Attualmente lavora all’Università Link Campus dove è responsabile dei progetti speciali, coordina il master in Intelligence e sicurezza di cui è vice direttore, ed è consigliere scientifico del master sui fondi strutturali.
“Sono soprattutto una programme manager – ha spiegato durante la presentazione della rosa di ministri pentastellati prima delle elezioni – e con SudgestAid (ndr, un’organizzazione non-profit) da vent’anni mi occupo di progetti di cooperazione in aree difficili, in particolare in Paesi post-conflict”. Giornalista pubblicista dal 1991, la Trenta è inoltre collaboratrice e analista con il Centro militare di studi strategici (Cemiss) per cui, a settembre 2017, ha pubblicato una ricerca dedicata alla guerra per procura. Laureata in scienze politiche indirizzo economico, ha conseguito i master di secondo livello in International development presso la scuola di management STOA’ e in Intelligence e sicurezza, presso l’università Link Campus.
Conoscitrice del mondo della difesa, dalle missioni internazionali alla cyber-security, la Trenta milita nel Movimento dal 2013. Candidata al Senato nel collegio plurinominale Lazio 2, spera di portare nella scena politica “i valori della competenza, il senso del dovere, l’attenzione ai temi della sicurezza e del territorio, e della valorizzazione del ruolo internazionale dell’Italia”. Scorrendo i suoi profili social emerge l’attenzione ai temi della difesa e ai suoi rappresentanti istituzionali, con retweet di quanto pubblicato dallo Stato maggiore della Difesa o dalla Polizia di Stato.
Taggando la professoressa Paola Giannetakis (indicata da Di Maio come ministro dell’Interno), il 20 febbraio scriveva: “Oggi il campo di battaglia non è più su un fronte lontano da noi, ma è nelle città e non penso solo al rischio terrorismo, ma anche agli attacchi cyber, che potrebbero colpire infrastrutture essenziali per il Paese, o ai disastri ambientali, agli incidenti industriali che, seppur riguardanti la safety, hanno imminenti ricadute sulla security”.