Antonio Angelucci, Maurizio Belpietro, Vittorio Feltri, Gaetano Quaglariello e Denis Verdini. Ecco attori e protagonisti della diatriba scoppiata nel centrodestra italiano, soprattutto dal lato giornalistico-editoriale, a margine dell’inchiesta della Procura sul caso Consip.
Una vicenda che nasce dall’antica collaborazione – poi trasformatasi in accesa rivalità – tra i due giornalisti di centrodestra: appunto Vittorio Feltri e Maurizio Belpietro. Il quotidiano Libero diretto da Vittorio Feltri e Pietro Senaldi da giorni sta enfatizzando le connessioni indirette fra il quotidiano La Verità fondato e diretto da Maurizio Belpietro e l’imprenditore Alfredo Romeo tramite la fondazione Magna Charta del senatore ex Ncd, Gaetano Quagliariello. Quagliariello ieri in un’intervista a Libero – il quotidiano oggi diretto da Feltri, ma nel recente passato da Belpietro – , ma anche con un articolo a sua firma sul sito L’Occidentale, ha riconosciuto il finanziamento perfettamente lecito ottenuto dalla sua fondazione politica Magna Charta, poi utilizzato per sostenere economicamente il quotidiano fondato da Belpietro. Fondazione che ha ricevuto un finanziamento lecito di 50mila euro dall’imprenditore Alfredo Romeo, arrestato negli scorsi giorni nell’ambito dell’inchiesta sulla Consip.
“E’ finanziato a sua insaputa“, ha ironizzato Libero, mentre dall’altra parte Belpietro ha nuovamente raccontato con dovizia di particolari i dettagli (qui l’articolo di Formiche.net sulla base delle informazioni svelate da Belpietro nel suo recente libro) del suo addio al giornale di proprietà del quarto protagonista della storia: l’imprenditore e deputato di Forza Italia Antonio Angelucci, che ora edita sia Libero che Il Tempo. Una vicenda, quest’ultima, intimamente collegata allo scambio di colpi bassi di queste ore: Belpietro ha sempre denunciato di essere stato costretto ad andarsene da Libero per la sua linea editoriale contraria a Matteo Renzi. Un quadro nel quale si inserisce l’ultimo protagonista di questa guerra: il senatore Denis Verdini, amico di Angelucci e fautore del fu patto del Nazareno tra Renzi e Silvio Berlusconi, al fallimento del quale decise di abbandonare Forza Italia e di fondare il nuovo partito ALA.