“Sulla scuola abbiamo fatto passi avanti importanti. Alcuni proprio in queste ore e ci stiamo muovendo nella direzione giusta. E alla fine vedremo se saranno sufficienti”. Lo aveva detto il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, in merito allo stanziamento previsto nella manovra finanziaria in tema di istruzione. Era il 12 dicembre e la discussione sulla manovra stava entrando nel vivo. A Trieste, a margine del vertice dei ministri della ricerca, Fioramonti aveva ricordato che “la scuola in questo Paese avrebbe bisogno di 24 miliardi. I 3 miliardi che io ho individuato, non sono la sufficienza” ma rappresentano “la linea di galleggiamento”.
Tredici giorni dopo, e 48 ore dopo la definitiva approvazione della legge di Bilancio con voto di fiducia, Fioramonti avrebbe tirato le sue conclusioni e già consegnato, a quanto risulta all’Agi, la sua lettera di dimissioni nelle mani del premier Conte. Dimissioni che potrebbero essere ufficializzate già nelle prossime ore.
Il ministro Cinquestelle avrebbe deciso di mantenere la parola data (era stato il leader della Lega Matteo Salvini a sfidarlo alla vigilia di Natale, “Speriamo che almeno uno mantenga la parola. Aveva detto che se non ci sarebbero stati tre miliardi di investimento si sarebbe dimesso. Ministro Fioramonti, dimettiti e togli il disturbo”, aveva detto Salvini) e di fare un passo indietro.