Esce oggi nelle librerie italiane Gli impostori (edito da Feltrinelli), il libro scritto dal giornalista Emiliano Fittipaldi che negli ultimi giorni ha scatenato un putiferio di voci e di polemiche dentro e fuori il Vaticano. Con il volume viene riaperto (forse) il giallo di Emanuela Orlandi, la figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia e cittadina vaticana che nel 1983, all’età di 15 anni, sparì in circostanze misteriose e finora mai chiarite. Nel libro – di cui nei giorni scorsi Repubblica ha dato ampie anticipazioni – Fittipaldi racconta di un dossier datato 1998 che proverrebbe dal Vaticano, nel quale si afferma che la Santa Sede spese quasi 500 milioni per allontanare la giovane Orlandi da Roma e trasferirla a Londra fino al 1997. “Delle due l’una”, ha affermato il cronista su Facebook: “O il documento è vero, e apre squarci clamorosi e impensabili sulla storia della Orlandi. O è un falso, un apocrifo che segna una nuova violenta guerra di potere tra le sacre mura“.
Rivelazioni su cui – nelle ore e nei giorni successivi – si sono pronunciati in molti, a cominciare dalla Santa Sede che per bocca del portavoce Greg Burke ha definito “la documentazione falsa e ridicola“. Ma anche i vaticanisti si sono espressi – spesso in modo critico – sul documento e sulle notizie diffuse da Fittipaldi. Tra i più duri in questo senso il giornalista de La Stampa Andrea Tornielli – uno dei decani dei vaticanisti italiani – che non ha mancato di evidenziare una serie di rilievi a proposito del libro. Come emerge anche da questo articolo scritto per Formiche.net da Andrea Mainardi. Eccone uno stralcio, con le parole di Tornielli.
TORNIELLI: SI DOVEVA SPIEGARE PERCHÉ È STATO FABBRICATO IL DOCUMENTO
Il vaticanista della Stampa, Andrea Tornielli, sul suo blog personale ha analizzato le responsabilità dei media: “La vicenda segna un punto di svolta (o di non ritorno) per il giornalismo del nostro Paese”. Se il documento è autentico – argomenta stimmatizzando di fatto l’operato di Fittipaldi – andava pubblicato con tutte le pezze d’appoggio. Tornielli concede che si possa anche parlare e scrivere di un documento falso, ma solo “spiegando perché è falso, ed eventualmente pubblicandolo in un contesto nel quale si parla di depistaggi, ricatti, veleni, etc…”. Non limitandosi a darne conto. Incalza il coordinatore di Vatican Insider: “Non dovrebbe mai accadere che un giornalista pubblichi un documento dicendo: forse è vero, forse è falso. Fate voi cari lettori. Di certo c’è che sia che sia vero, sia che sia falso, il Vaticano ci deve delle spiegazioni. Ma che modo di ragionare è mai questo?”. Per Tornielli l’onere della prova, della verifica, del lavoro di scavo, non spetta al lettore o alla Santa Sede. Ma a chi decide di pubblicarlo. Magari spiegando “perché fosse conservato nell’archivio di monsignor Vallejo Balda, perché la sua esistenza sia stata preannunciata da chi si dedica ad avvelenare i pozzi, etc. etc.”. La smentita della Santa Sede, conclude, non fa chiarezza sul caso Orlandi: “Perché è vero che quel documento è stato fabbricato da qualcuno, e che questo qualcuno aveva uno scopo: depistare o ricattare, mandare segnali o magari ottenere qualcosa in cambio”. Ma allora “l’inchiesta giornalistica, partendo dal falso, ci avrebbe dovuto presentare questo contesto”.
Nella gallery le foto di Emiliano Fittipaldi e di Andrea Tornielli.
(Foto di Umberto Pizzi e Imagoeconomica/Riproduzione riservata)