Skip to main content

Le case colpite dal sisma analizzate su Facebook dall’ingegnere Gotti. Le foto

1 / 21
Foto n° 1
2 / 21
Foto n° 2
3 / 21
Foto n° 3
4 / 21
Foto n° 4
5 / 21
Foto n° 5
6 / 21
Foto n° 6
7 / 21
Foto n° 7
8 / 21
Foto n° 8
9 / 21
Foto n° 9
10 / 21
Foto n° 10
11 / 21
Foto n° 11
12 / 21
Foto n° 12
13 / 21
Foto n° 13
14 / 21
Foto n° 14
15 / 21
Foto n° 15
16 / 21
Foto n° 16
17 / 21
Foto n° 17
18 / 21
Foto n° 18
19 / 21
Foto n° 19
20 / 21
Foto n° 20
21 / 21
Foto °21

La sua pagina Facebook è stata visitata da migliaia di persone, i suoi commenti stanno contribuendo a spiegare tecnicamente cos’è accaduto a decine di edifici dopo il sisma che la notte tra martedì e mercoledì ha travolto il Centro Italia. Negli ultimi giorni Gherardo Gotti di Pieve di Cento, in provincia di Bologna, è diventato un vero e proprio punto di riferimento sul web: in questi giorni continua a prendere dalla rete e dalla televisione foto e immagini degli edifici crollati e ad analizzarne, da ingegnere qual è, il comportamento durante il terremoto.

Gotti – che ha 32 anni ed è un libero professionista – spiega che il suo interesse “iniziò all’università“: “Il nostro professore ci portò due giorni in visita alle macerie de L’Aquila“.

Nella gallery sono contenute alcune foto – ordinate numericamente – tratte dal suo profilo Facebook. La spiegazione tecnica fornita dallo stesso Gotti per ciascuna foto la proponiamo di seguito.

Foto n° 1: “In rosso, muratura in pietrame. Fortunatamente è crollata solo la parte esterna. Nella freccia verde il rivestimento di un palazzo che se non sbaglio ha ceduto(il rivestimento) quindi, occhio anche alle parti non strutturali“.

Foto n° 2: “Copertura non rinforzata. Oltre alla parete, è crollata anche la copertura, quindi alla fine, la presenza di un cordolo di copertura cemento ha comunque limitato i danni“.

Foto n° 3: “Scuola di Amatrice. Le scuole ed altri edifici strategici DEVONO rimanere in piedi, per legge. Ovvero alla fine di un sisma devono essere intatte e soprattutto operative. Non ci sono foto dettagliate e nitide, per cui ipotizzo, la causa sembra la solita: un agglomerato rigido e pesante in cemento armato in copertura, sorretto da pareti decisamante deboli. La freccia rossa indica la parete in pietrame, quelle verdi indicano un cordolo in cemento, alto e pesante, e quella gialla indica un solaio in cemento armato“.

Foto n° 4: “Edificio in cemento armato. Dovrebbe essere l’edificio sicuro per eccellenza, ma continua a fare pessime figure. Lo scheletro grigio è la parte portante, il resto sono murature che servono a dividere gli ambienti oppure a tamponare dall’esterno. Qua, sono collassati entrambi…“.

Foto n° 5: “Cordolo in C.A. sulla copertura. Sembra essere il problema più ridondante, ovvero se su muratura molto scarsa, fatta di sassi e calce, si va a mettere un peso molto rigido. Fate finta di fare un castello di sabbia, e di appoggiarci sopra una mattonella, e poi scuotete. Il castello di sabbia piano piano cede“.

Foto n° 6: “Esempi di muratura in pietra non squadrata e sassi. La tessitura della muratura, per essere efficace, deve essere ben squadrata e lineare, altrimenti, quando passa il sisma, le forze passano solo nei punti più deboli, letteralmente rompendoli“.

Foto n° 7: “Il solito cordolo in cemento armato, integro, con le murature crollate. Le opere di rinforzo sismico sono state effettivamente fatte, ma manca la distinzione di cordolo in C.A. per edifici nuovi con buone murature ed edifici vecchi con murature scarse. Risulta comunque una lacuna normativa che DEVE essere colmata“.

Foto n° 8: “Forse, una buona notizia, un solaio in acciaio che potrebbe aver dato una mano a non fare crollare i muri interni. Resta comunque presente il problema della copertura in cemento armato“.

Foto n° 9: “Di nuovo, cordolo in C.A. su muratura pessima. Ma non preoccupatevi, il cordolo in C.A. risulta più efficace su murature buone e resistenti, soprattutto se adeguatamente collegato“.

Foto n° 10: “In particolare. La freccia rossa di destra indica l’assenza di staffe, ovvero quei ferri orizzontali che devono legare i ferri verticali. Praticamente una bestemmia edile. Il cemento si sbriciola e non tiene più niente, come nella freccia a sinistra. La freccia verde, le tamponature lesionate, che hanno ruolo non strutturale, ma che se collassano come in questo caso, purtroppo sono pericolose“.

Foto n° 11: “Problema analogo. E’ evidente il cordolo in cemento armato. La muratura sotto è molto scarsa, mentre sopra si crea un blocco pesante e rigido“.

Foto n° 12: “Edificio con struttura portante in cemento armato. Buon lavoro del telaio, che è la parte grigia, rimasta intatta, ma purtroppo crollo delle muratura di tamponamento(freccia). Altro aspetto da tenere in considerazione. Bisogna inoltre considerare che c’è un piano interrato con parziale restringimento della pianta del fabbircato procedendo verso l’alto. E’ una drastica diminuzione della parte resistente che deve sempre essere valutata mediante opportune analisi“.

Foto n° 13: “Scuola di amatrice. Freccia rossa: muratura in pietrame su una parete esterna che si è sbriciolata verso l’esterno. Freccia verde: muratura in pietrame delle due pareti ad “angolo” collassata. Frecce gialle: i due solai del primo e secondo impalcato sono collassati. Sono stati fatti bene perché sono rimasti appesi, per cui si può dire che hanno lavorato bene a livello di duttilità e resistenza, ma purtroppo, se crollano le pareti che li sorreggono il risultato è quello nella foto. In questa parte dell’edificio però, sembra che le murature abbiano retto a sufficienza per reggere il peso della copertura“.

Foto n° 14: “Ancora copertura pesante e rigida, con murature in pietrame, le quali sono completamente collassate. E’ la degenrazione in peggio dei casi mostrati in precedenza“.

Foto n° 15: “Ospedale di amatrice. Struttura a telaio in cemento armato. Problema tipico delle tampponature. La struttura dalla foto sembra aver lavorato bene, purtroppo la rottura anche lieve dei tamponamenti ha reso impossibile la fruizione dell’ospedale. Scuole ed ospedali, per legge, devono rimanere operative durante e dopo gli eventi sismici“.

Foto n° 16: “Questo è un servizio di un tg. Il giornalista ed il proprietario sono tornati in casa, con parete letteralmente crollata e sciame sismico in corso. Non metto assolutamente in dubbio la buona fede, ma ribadisco che bisogna rimanere fuori. Per queste negligenze nel sisma dell’Emilia del 2012 si è arrivati a conseguenze tragiche“.

Foto n° 17: “Con l’edificio in quelle condizioni, e con uno sciame sismico in corso, è bene rimanere fuori. Anzi, bisogna rimanere fuori di casa anche se è atroce doverlo dire a chi vi abita“.

Foto n° 18: “Qui l’edificio ha resistito abbastanza bene al sisma. Ci sono lesioni e distacchi evidenti di intonaco, ma sembra che di pericoli per l’incolumità non ce ne siano. La normativa permette che un edificio residenziale possa lesionarsi senza creare danni alle persone. Diciamo che diventa una sorta di fusibile, il quale rompendosi possa salvaguardare la vita umana“.

Foto n° 19: “Ho trovato un’altra foto. Ci sono delle staffe. In verde una rimasta chiusa, mentre in rosso ce ne sono due che si sono aperte. Le staffe sono elementi orizzontali che devono tenere insieme i ferri verticali, ovviamente se non sono sufficienti o sufficientemente resistenti i ferri longitudinali si deformano come all’hotel Roma. I dettagli sono importanti affinché sia acciaio che cemento possano collaborare. Il ferro ad esempio, si è piagato, mentre il cemento si è sbriciolato, per una buona opera è bene che entrambi arrivino insieme a rottura potendo così contribuire al meglio alla resistenza globale“.

Foto n° 20: “Ancora strutture in pietrame che sorreggono cordoli in cemento molto rigidi. Sembra che prima di posare il cordolo sia stato realizzato un letto di mattoni. E’ evidente lo sbriciolamento delle murature in pietrame“.

Foto n° 21: “Edificio in cemento armato. La normativa attuale impone che prima si rompano le travi orizzontali(copertura in questo caso) e poi i pilastri verticali. Le staffe del pilastro devono proseguire fino in cima per evitare che accada questo, ovvero la rottura del nodo trave-pilastro con conseguente collasso della struttura. Anche qui si tratta di strutture molto vecchie che non rispettano i dettami antisismici. Voglio ricordare la signora che ha perso la vita li sotto, e voglio ricordare che queste analisi sono un modo di dare il mio contributo a chi purtroppo ha perso tutto“.


×

Iscriviti alla newsletter