Il 30 marzo di quattro anni fa moriva Franco Califano, nella sua casa di Acilia. Cantautore, artista e playboy ha vissuto una vita da romanzo, negli anni in cui la Roma della Dolce Vita offriva ogni eccesso possibile, dal lusso alla droga.
Autore di canzoni indelebili nella memoria di molti, come “Minuetto, “La musica è finita”, “Io nun piango”, “E la chiamano estate” fino ad arrivare alla più nota, “Tutto il resto è noia”, Califano ha venduto nel corso della sua carriera oltre 20 milioni di dischi, pur inciampando nella dipendenza dalla droga che lo portò anche in carcere, la prima volta nel 1970, coinvolto con Walter Chiari (poi assolto) in una vicenda di droga e poi nel 1984, di nuovo accusato di possesso di stupefacenti insieme ad Enzo Tortora, passò tre anni e mezzo in carcere per poi essere assolto.
Ma la musica, la poesia, l’arte, sono sempre state la parte centrale della sua vita. “L’universo espresso da Franco Califano – ha ricordato il giornalista di Panorama Gabriele Antonucci – tocca una dimensione filosofica ed esistenziale che sa andare in profondità e sa cogliere sentimenti universali, per quanto assolutamente non banali, con un linguaggio semplice e diretto”.
Eccolo, allora, nelle foto di archivio di Umberto Pizzi durante le sarete al Jackie O’ o al Piper in compagnia di Carmen Russo o Pamela Prati…
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