“Che cos’è il populismo?”. È a partire dal titolo del volume di Jan-Werner Müller (Università Bocconi Editore), docente di Teoria politica alla Princeton University, presentato il 25 maggio al Centro Studi Americani, che ha avuto origine la tavola rotonda alla quale ha partecipato lo stesso Müller, insieme al massmediologo Carlo Freccero, allo scrittore de La Civiltà Cattolica Francesco Occhetta, e moderata dal giornalista del Corriere della Sera Tommaso Labate, dopo i saluti introduttivi del direttore del Csa, Paolo Messa.
Nel suo libro, “Che cos’è il populismo?” Müller lo spiega così: i populisti sono “antielitari, antipluralisti e si presentano come gli unici rappresentanti del popolo”. Rivendicano la “rappresentanza esclusiva” non in maniera “empirica”, ma “morale”. Ritraggono gli avversari come “immorali e corrotti”, e quando vanno al potere “non riconoscono alcuna opposizione come legittima”. Affermano che “chiunque non li sostenga” non possa “far parte del popolo morale e virtuoso”. Ed esistono populismi “di destra e di sinistra”, osserva Müller.
“Se c’è il populismo c’è infatti anche una causa, che è l’élitismo”, ha detto Tremonti alla presentazione del libro. E l’Europa, ha proseguito, è questo: “Un disegno che viene giù, una cattedrale di nuove regole che oggi perde fedeli e si sgretola. Certamente il populismo non è una cosa positiva, ma credo che si debba considerare anche l’altro lato”.
“È vero che il populismo è rozzo e identitario, ed è giusto difendersi”, ha detto Freccero: “Ma il loro successo è sempre legato alla falsificazione della verità, e io vorrei tanto che le élite si dimostrassero tali riflettendo sui loro fallimenti”.
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